PARADISE LOST: ONE SECOND
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29/09/2004Quando nel 1997 uscì 'One Second' i Paradise Lost erano visti come una delle realtà musicali più interessanti degli anni '90 made in England. Con quattro album avevano contribuito a plasmare, modellare e sviluppare quello che fu da loro stesso inventato, ossia il Gothic Metal. Il precedente 'Draconian Times' aveva di fatto perdere al gruppo gran parte dei fans della prima ora, portandone però altri. Dopo questo album, che sebbene non raggiunse l'apice compositivo di 'Icon' (1993) ne rappresentò per lo meno il prosieguo, qualcosa però cambiò. Basta semplicemente ascoltare anche solo il primo minuto della opener (e title) track per capirlo. I Paradise Lost della secodna metà degli anni '90 stanno lentamente allontanandosi anche dalle scogliere care al popolo metallico per definizione, abbracciando invece quelle della dark wave e elettro/goth degli anni ì'80. A questo punto riflettendo mi rendo conto che la storia dei PL è stata un continuo ripudio/allontanamento: all'inizio lo è stato col death metal, poi con il doom, adesso con il gothic, ciò che viene creato in un album viene repentinamente distrutto con l'album successivo. Sarà così semplice, o c'è qualcosa di più sotto? 'One Second' rappresentò solamente una ulteriore evoluzione di quello che era stato il PL-sound: con abuso di synth e tastiere (e poca chitarra) l'album va avanti con mid-tempos pù adatti ad un pubblico rock che ad uno metal-oriented. Superato questo apparente ed insormontabile scoglio (almeno per chi non è di mente aperta verso la musica) l'essenza di questo album viene fuori: canzoni dale atmosfere malinconiche ma non disperate (é presente un certo spiraglio di luce in mezzo a tanta cupezza), dai tempi tutto sommato rilassati per un pubblico rilassato ma non soporifero e assopito a ciò che gli viene somministrato musicalmente. L'album é pieno zeppo di spunti interessanti, a partire dall'opener e title-track, la triste "Lydia" o la ritmata (nonché più "veloce" del lotto) "Soul Courageous", o la magnifica e maestosa "Disappear" (per non parlare della schizzata e psichedelica "Take Me Down" e con senno del poi, avendo ascoltato tutte le successive uscite discografiche del gruppo, si può ben dire che 'One Second' ha rappresentato molto più di un album spartiacque tra due modi di intendere la musica -dura-. In definitiva un ottimo album, molto più aperto a soluzioni varie e divertente nell'ascolto del suo diretto predecessore, adatto ad un pubblico molto eterogeneo per gusti musicali, al quale consentire per lo meno un ascolto è d'obbligo.
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