OVERTURES: Artifacts
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28/07/2016Dopo il tour europeo di supporto ai Threshold, i goriziani Overtures tornano alla carica realizzando il loro quarto album, registrato per Sleaszy Rider Records. Fautori dalla nascita di un heavy/power metal dai tratti aggressivi che hanno ripreso in modo assiduo i dettami assunti dalle band tedesche più importanti del settore, in questo caso nuovo ‘Artifacts’ sembra invece emergere un gusto più marcato nei confronti della melodia, soprattutto vocale, e l’uso rilevante di certe atmosfere create dalle parti di tastiera tipiche invece di band italiane quali, ad esempio, Vision Divine e Secret Sphere. Il suggestivo artwork può far rimandare a questi spunti, come anche a certi lavori di marchio più progressive, genere al quale anche gli Overtures cercano di attingere. La base su cui si fonda tutto è comunque un power metal potente ed avvincente, in cui batteria e chitarra battagliano colpo su colpo, e su cui la voce di Michele Guaitoli si incastra a meraviglia con le basi di tastiera e facendo emergere le varie tonalità e scale vocali senza perdere l’equilibrio. E’ un album che cresce in maniera costante ascolto dopo ascolto, e che ogni volta trasmette particolari sempre più interessanti, come ad esempio la caratteristica di non possedere alcun filler, alcun segno di cedimento; al contrario possiede la percezione che il pezzo che segue è la crescita di quello precedente, in un’ascesa costante verso la vetta finale. ciò è testimoniato dal fatto che l’attacco di quasi tutti i brani è sempre imponente e improntato al confronto diretto con l’ascoltatore e con la sua capacità di sopportazione e di assimilazione. Anche la suite dell’album, “Teardrop” della durata di 10 minuti, risulta convincente nel mazzo di brani di ‘Artifacts’, tutti della durata standard di 4-5 minuti. In essa c’è la potenza metal, l’atmosfera mai celata, l’epicità delle parti vocali con l’innesto di cori a supporto (in qualche parte forse eccessivamente ridondanti), ed anche l’inserimento di una voce femminile come quella di Caterina Piccolo (oltre alla partecipazione di Marco Pastorino sempre alla voce) a coronare un’apoteosi di varietà quale è “Teardrop”. Si può dire che è il brano che emerge leggermente tra quelli restanti, tutti di ottima fattura. Sarebbe potuto essere benissimo il brano conclusivo del lotto, ma gli Overtures non sembrano essere sazi, e infatti si continua a spingere sull’acceleratore con “Angry Animals” con la voce di Guaitoli portata ai suoi limiti e anche oltre. E che viene riportata sui binari che più gli competono nella conclusiva e suggestiva versione di “Savior”, più tranquilla ed atmosferica rispetto all’originale contenuta nel precedente ‘Entering The Maze’. Gli Overtures si confermano una bella realtà nel panorama power metal italiano ed anche internazionale. ‘Artifacts’ è un disco che di questo genere è sicuramente tra i migliori del 2016, perché, nonostante il power sia un genere che ha ormai detto moltissimo, se non tutto, nel corso degli anni, sembra in grado di dargli nuova freschezza e rinnovato vigore.
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