NOFX: THE DECLINE
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09/10/2005Esiste, anche nel punk-rock, il capolavoro? Cioè: è possibile che una canzone punk possa divenire una pietra miliare non solo nel suo genere, ma anche nella musica in generale? Che possa venire considerato, senza remore, uno dei pezzi più belli mai scritti, che non svanirà nelle nebbie del tempo ma che resterà per sempre nei cuori di tutti i cultori della buona musica? Insomma, come una volta disse un saggio: esiste un pezzo punk che meriti di essere insegnato nelle scuole? Io ascolto punk, e non me ne vergogno affatto. Ritengo che questo genere sia qualcosa di più che un puro intrattenimento per frotte di giovani che giocano a fare gli alternativi, che vada oltre il “fare casino ad un concerto”; ritengo che questo sia un genere che abbia prodotto non uno, ma svariati capolavori, che riesca davvero a trasmettere grandissime emozioni. Purtroppo però spesso il punk viene insultato e schernito, giudicato come un genere insulso ed ignorante, che non produce altro che canzonette brevi e dalle melodie semplici, destinate a piacere ad altrettanto ignoranti ascoltatori. E’ per questo che ho voluto recensire “The Decline”: per illustrare a chi non ascolta questo (magnifico) genere di cosa può essere capace una band “colle palle”, come si suol dire. Sarebbe mai stato capace un gruppo “insulso ed ignorante” di scrivere un brano di quasi venti minuti? Sarebbe mai stato capace questo gruppo di condensare generi diversissimi come il rock, il punk, l’hardcore, lo ska e persino il jazz dentro una sola canzone? A voi la risposta. Il valore musicale di questa pietra miliare del punk è davvero immenso: gli arrangiamenti, la tecnica di esecuzione, le liriche sono superiori a qualsiasi altra canzone punk mai scritta, e ciò fa di questo brano IL capolavoro di questo genere musicale. Fat Mike è autore della musica e di tutti i testi, ma la prova degli altri membri della band si dimostra decisamente all’altezza con quanto richiesto dall’importanza dell’opera composta: basta ascoltare quanto fatto alla batteria da Erik Sandin per rendersi conto di quanto ho appena detto. L’attacco portato avanti dai Nofx contro la società americana trascende i confini degli USA e ci fa riflettere sui tanti difetti della nostra società, annichiliti come siamo dai media, dai falsi miti e dalla religione. Nessuno appare più in grado di pensare, perché, come dicono i Nofx, è più facile accontentarsi delle bugie che ogni giorno ci vengono propinate piuttosto che sforzarsi di cercare la verità: And so we go on with our lives we Know the truth but prefer lies Lies are simple. Simple is bliss. Why go against tradition when we can Admit defeat. Perché allora non prendersi “un’altra pillola per uccidere il dolore” e dimenticare tutto quanto ci sta intorno? Dimenticare le ingiustizie di cui tutti i giorni siamo vittime o, peggio, artefici, dimenticare il male che subiamo o, peggio, causiamo, dimenticare la stupidità umana. Nel brano sono presenti anche critiche alla religione cristiana, alla liberalizzazione delle armi e al proibizionismo riguardo le droghe leggere (nella storiella di Jerry), temi da sempre cari alla band. Dopo 14 minuti di rabbia, devastati dall’impeto sonoro dei Nofx, finalmente ci viene presentato “il Declino”, rappresentato da quattro semplici note di tromba che ci accompagneranno per i quattro minuti finali. Quattro semplici note, ma di quelle che arrivano dritte al cuore. In 18 minuti i Nofx ci regalano uno dei più bei brani mai scritti, con un condensato di rabbia, dolore e angoscia. Non possiamo fare altro che ringraziarli, e premere il tasto “repeat”: questi 18 minuti vorremmo che non finissero mai.
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