NEVERMORE: THE POLITICS OF ECSTASY
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27/11/2003Se il debut omonimo dei Nevermore di un anno prima aveva destato la curiosità degli addetti ai lavori di mezzo mondo, il secondo full lenght album del gruppo di Seattle si incastona nell'affollato panorama metal di metà anni novanta come una gemma di inestimabile valore. La produzione, che qui rasenta davvero la perfezione, impreziosisce ogni singolo brano mettendone in luce la potenza e la solidità. Canzoni come l'opener "The Seven Tongues Of God" o la micidiale "Next In Line" sono episodi a dir poco trascinanti, grazie alla capacità del gruppo di mescolare pesantissime frustate thrash a linee melodiche di elevatissima fattura, il tutto esaltato dalla magica ugola di Warrel Dane, una voce ipnotica in questo album come non mai. Impossibile non fare nemmeno un accenno alla title track, fortissima invettiva contro il mondo odierno e i politici corrotti che ne tessono a piacere le trame. Il brano, caratterizzato nella prima parte da un mid-tempo cadenzato e monolitico, si trasforma dopo circa tre minuti in un tipico assalto thrash metal fatto di ritmiche assassine e un drumming complice nella violenza. Ed io non mi stancherò mai di elogiare il lavoro mostruoso per tecnica, precisione e qualità che il buon Williams svolge dietro le pelli. Il nome Nevermore non può però collegarsi unicamente al puro thrash metal martellante, no, i Nevermore sono di più: a supporto di ciò la splendida "Passenger", momento riflessivo, malinconico e a mio parere molto Sabbathiano, in cui ancora una volta Dane si fa portavoce dei sentimenti più nascosti e tristi dell'animo umano con un'interpretazione da brivido. Volendo cercare il classico ago nel pagliaio, e in questo caso trovare la canzone meno riuscita di Politics, probabilmente punterei su "Precognition", un breve intermezzo strumentale dominato da chitarre acustiche, che , per carità, non è inascoltabile, ma non è certo una presenza indispensabile nel contesto di questo secondo lavoro dei Nevermore. Fenomenale è invece la successiva "42147" thrash metal song strutturata attorno ad un roccioso riff di chitarra, prepotente ed inarrestabile. La conclusiva "The Learnin"g sembra anticipare il pathos vorticoso di dolore e rabbia che farà la fortuna del successivo masterpiece "Dreaming Neon Black", nonostante le tematiche affrontate siano sostanzialmente diverse. Ascoltando con la dovuta attenzione "Politics Of Ecstasy" risulta impossibile opporre resistenza all'incisività dei brani proposti, che, sebbene si sviluppino attorno a strutture complesse e lontano anni luce dal concetto di canzone easy listening (provate voi a intonare "This Sacramen"t sotto la doccia!) manifestano tutta la loro efficacia prendendo per mano l'ascoltatore e guidandolo in un tunnel di ragionata follia thrash psichedelica.
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