METAL CHURCH: Damned If You Do
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10/12/2018Rispetto al precedente ‘XI’, il nuovo ‘Damned If You Do’ denuncia un pericoloso passo indietro. Da ‘The Weight Of The World’ il nocciolo mai risolto, ed a questo punto sembrerebbe irrisolvibile, è rimasta la scelta dei suoni riversata su una produzione anonima; per una band che ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia è un enorme problema nell’odierno panorama metal. Sono oramai troppi gli album pubblicati dai Metal Church senza personalità, oltre al fatto che una band che si porta in dote un tale nome non può e non deve permettersi di suonare in modo scolastico. Altra nota disarmante è la scarsità di idee, non può bastare il solo Howe a risollevare le sorti di un album che soffre dall’inizio alla fine a causa di una scrittura banalissima: unica nota positiva la prova discreta, dietro ai tamburi, della new entry Stet Howland (ex Wasp e Lita Ford tra gli altri). Tolti un paio di pezzi ("Revolution Underway" e "Rot Away"), che riportano ai tempi di ‘Hanging In The Balance’, il resto è poca cosa e si salvano con la sufficienza per la profonda stima e per essersi messi su un sentiero almeno dignitoso dopo il periodo opaco trascorso con l’ex Rottweiller Ronny Munroe.
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