MELY: PORTRAIT OF A PORCELAIN DOLL
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27/03/2009Non capita raramente di trovarsi di fronte a gruppi che, per un lasso di tempo, rimangono sconosciuti e poi sbucano fuori quando sono arrivati al terzo o al quarto disco. Non che questa sia un anomalia, il mondo della musica è pieno - se non saturo - di realtà che emergere come si deve è ormai impresa ardua, ma il rischio è di non dare il dovuto spazio a band che lo meriterebbero. Questa sorte è toccata ai Mely, gruppo austriaco formatosi nel 1999 e il cui nome prende spunto dal sostantivo "melancholy", che ora pubblicano il loro quarto album 'Portrait Of A Porcelain Doll' ma alle spalle hanno già tre dischi, un tour europeo e una serie di consensi favorevoli, insomma dieci anni di attività in cui la band ha sviluppato e proposto il suo sound. Entrando nel merito della recensione, i Mely dimostrano di saper seguire la loro strada e di portare avanti delle idee originali, anche se le nove tracce presenti non mancano di svelare più di un'influenza del genere di riferimento. In 'Portrait Of A Porcelain Doll' l'ascoltatore è pervarso da melodie di diverso stampo, da quella più malinconica alla più tetra, fino a quella più misteriosa, ognuna con un proprio intreccio musicale, e capaci di raggiungere in certi passaggi un certo grado di coinvolgimento. Ma non solo, il combo austriaco dimostra anche di saper suonare con grinta e tenacia, grazie ai riff delle chitarre di Andreas Mataln e Peter Lengfeldner che aggiungono un sapore più metal al loro stile, quello che viene fuori dai loro pezzi più riusciti, come la traide iniziale "Of Doubts And Fears"-"Grown For Doom"-"Bricks Against Porcelain Dolls", l'incisiva "Hell Low", "It Is Cold Without Shoes" e la conclusiva "My Addiction". C'è solo un rimporvero da fare alla band, a dirla tutta; che la loro musica non ha quell'immediatezza - o orecchiabilità se si lascia passare il termine - che magari molti sfoderano in termini di presa sul pubblico dopo pochi minuti. Ci vuole un ascolto più attento per riuscire ad entrare nel mondo dei Mely, ma non significa nè che ci troviamo davanti a un lavoro fatto di tanta tecnica o pomposo, nè sminuire il buon impegno messo dai ragazzi per cercare di offrire un disco che possa raggiungere una fetta bella grande di appassionati del genere.
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