MEGADETH: UNITED ABOMINATIONS
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03/05/2007Undicesimo studio album per la storica formazione thrash nata da una costola dei Metallica nella prima metà degli anni ottanta, ed ennesimo set di musicisti a ruotare attorno al leader Dave Mustaine. Decisamente un lavoro più compatto ed omogeneo rispetto al precedente controverso “The System Has Failed”, questo nuovo capitolo di casa Megadeth volge il proprio sguardo al passato senza farlo però nel modo troppo ruffiano delle ultime due release, ma recuperando alcuni tratti basilari degli anni d’oro, riproponendoli qui in nuove concrete vesti. Il thrash arrembante di “Sleepwalker”, mostrando da subito il classico trademark della band, si rivela un incipit davvero incoraggiante che lascia ben sperare per il seguito del lavoro, il quale alla fine, in effetti, non deluderà. Non mancano, infatti, brani di un certo spessore (e assoli come non se ne sentivano da un po’), a cominciare da una title track dall’incedere maestoso, passando poi per il groove d’altri tempi di “Never Walk Alone” e per le atmosfere cupe di “Blessed Are The Dead” e “You’re Dead”, ennesime conferme di un prodotto da non trascurare. E se da un lato possiamo tranquillamente soprassedere su un paio di pezzi poco riusciti (“Play For Blood” e “Amerikhastan”), di contro dobbiamo tutti alzarci in piedi e tributare una standing ovation per “Washington Is Next!”, vera hit del disco (gran ritmo, splendidi assoli, refrain sconvolgente), che catapulta nel terzo millennio (finalmente) i Megadeth di “Rust In Peace” e “Peace Sells”. Un'ultima citazione per “A Tout Le Monde”, che ritroviamo qui rinvigorita da un efficace restyling a cui ha partecipato anche la nostra Cristina Scabbia. Pare infine superfluo stare ad analizzare le tematiche affrontate da “United Abominations” (un titolo già di per sé esplicativo), dato che non è certo la prima volta che i Megadeth ci danno una propria visione della politica internazionale contemporanea.
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