MARSHALL: PAGES FROM THE PAST: TOME I
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15/03/2006I partenopei Marshall propongono al pubblico il loro nuovo album, un interessante concept dal titolo eloquente: "Pages From The Past: Tome I". In questo disco è concentrata la particolare vena creativa di questa band, che tende a sfuggire ad una definizione netta. Se infatti l'attacco dell'opener "Mission: Empire" fa subito pensare ad un disco Death, il resto del brano (e del disco) smentisce, almeno parzialmente, questa ipotesi. Ciò che ci troviamo a sentire è un incredibile e caleidoscopico incontro di scuole assolutamente differenti, che vanno dall'Heavy al Death, dal Power al Prog. Il risultato è un disco ipnotico ed a tratti inquietante, che coglie alla sprovvista l'ascoltatore sfidandolo a lasciarsi trasportare da una musicalità che risulta a tratti addirittura teatrale. A tal proposito, "The Call Of The Banshee" sfoggia un cantato ai limiti interpretativi della musica operistica, ma si può ben sostenere che attraverso tutto il disco si possa cogliere un'intensità degna di un opera teatrale. Ritmiche pesanti e ben definite formano la struttura su cui le tastiere ballano, creando simboliche coreografie sconfinanti nell'onirico più cupo, fino a far pensare (ad esempio su "Flowers Of Hell") ad un accenno di Gothic. E su tutto, i duetti vocali di Masulli e Signore rapiscono, ipnotizzano liberando incubi vaghi ed inconsci. Molto particolare risulta, pur in un insieme già di per sè inusuale, "Thermopylae", uno dei due brani più lunghi. A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, per quanto la struttura del pezzo sia complessa, questa risulta anche essere una delle tracce dalle linee melodiche più soffuse: un interessante controsenso, se si considera l'episodio storico di riferimento, ed anche per questo ancor più intrigante. Per il resto del disco, vale la pena di segnalare come non vi siano scivoloni, e come la produzione risulti molto buona, in grado di rendere giustizia ai ruoli dei singoli musicisti. Unico neo, l'album risulta essere un poco "pesante", vista la complessità dei brani, ed è quindi poco adatto ad un ascolto poco approfondito e di puro relax.
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