MADDER MORTEM: Old Eyes, New Heart
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16/02/2024Ventisette anni di carriera alle spalle, diversi cambi di line-up ed otto lavori sulla lunga distanza (alcuni per Peaceville e Century Media), compreso l’ultimo 'Old Eyes, New Heart' dedicato alla scomparsa del padre dei fratelli Kirkevaag (rispettivamente voce e chitarra), nonchè membri fondatori della band. Album pieno di up and downs come gli stati d’animo che si percepiscono dopo la perdita di una persona molto cara, infatti troviamo oltre ai generi che hanno da sempre contraddistinto il loro sound (doom, avangarde, progressive) delle sfuriate post metal come in "Things I’ll Never Do", che servono a scaricare la frustrazione accumulata, intervallate con cadenza regolare da ballad molto delicate che ricordano i momenti belli trascorsi assieme all'estinto. Registrato a basso volume e dotato di una produzione piuttosto scarna che non rende merito all’esplosività degli spaccati pesanti; fortunatamente il songwriting resta di elevato livello (come il resto della passata produzione) e la prestazione della vocalist passa da clean vocals melodiche a high pitch rabbiosi con una nonchalance che ormai non sorprende più. Garanzia di qualità.
A cura di Igor Fanelli - Voto 76
Otto album in più di un quarto di secolo di carriera non sono certo una produzione enorme, ma i norvegesi sono sempre riusciti a pubblicare lavori che hanno incontrato il favore della critica, anche se mai un successo clamoroso. Dopo uno iato di ben sette anni questo è il terzo lavoro che esce per la Dark Essence, dopo che la band precedentemente è passata per Centry Media e Peaceville. I Madder Mortem sono sempre stati caratterizzati da un sound molto personale: è innegabile la presenza di elementi doom anche se, soprattutto nella produzione più recente, non nella misura dei conterranei The 3rd And The Mortal; una vena gotica è anch'essa presente, ma lo è molto più marcatamente negli, in parte norvegesi, Ava Inferi; non mancano esplosioni sonore che parrebbero richiamare un (lontano) retaggio death, ma in questo Karyn Crisis è avanti di diverse lunghezze; nè il lavoro, pur non potendo tacere la qualità della voce di Agnete Kirkevaag, è da quest' ultima dipendente nella misura in cui lo erano i The Gathering con Anneke Van Giersbergen. È forse atipico descrivere una band per sottrazioni, ma i Maddder Mortem si possono effettivamente collocare fra queste coordinate...e sono comunque altro. La progressività dei loro lavori precedenti e naturalmente di quest'ultimo non ha nulla a che fare con l'associazione metal-progressive che si è soliti fare. Piuttosto risiede in un abile ricorso a stilemi affini, ordinati in un modo originale, con in più il misurato inserimento di elementi estranei o quantomeno sorprendenti. Forse all'ultima fatica dei Madder Mortem manca qualcosa per davvero entusiasmare, ma si tratta senza dubbio, come sempre, di un lavoro molto buono.
A cura di Edoardo Scaramuzzino - Voto 79
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