LAETITIA IN HOLOCAUST: The Tortoise Boat
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19/05/2009Non ho mai avuto modo di ascoltare il vero e proprio debutto (targato 2003) del duo modenese, ma quando uscì 'A Slow Apocalypse', rimasi leggermente sconvolto. E questo non tanto per il genere proposto (ad oggi è anche difficile trovare chi suoni questo genere di roba), quanto perchè le mie aspettative erano diverse. Ero lì che pensavo tutt'altro che ad un disco disturbante e glaciale, riff privi di distorsione, supportati da una sezione ritmica di basso e programming lacerante nonché disturbante. Nel 2005, uscì il loro primo ep, intitolato cripticamente 'Lacra Ebenei: 13-17', ci fu una sostanziale marcatura di quella che era la loro musica, ma con riff e idee più precise. Quest'anno, è uscito 'The Tortoise Boat', altro manifesto di misteriosità. Nuovo cambio di pelle per la band, ma senza abbandonare né gli esordi, né la naturalezza con cui di solito si affronta un processo di evoluzione musicale. L'assalto è subito inquietante, con l'opener: arpeggi per l'appunto, sinistri, oscuri, si susseguono senza frenare un secondo. E quei momenti che prendono fiato (la traccia in chiusura per esempio), vengono dissezionati a dovere, e dati in pasto a giri di basso che quasi entrano realmente nella nostra testa, ci possiedono. Forse è questo l'obbiettivo dei nostri. Dare fastidio, regalare inquietudine: non per niente il monicker della band porta con sé un significato, un suono, parecchio "fastidioso". Altra novità riscontrabile in questo primo full della band, è la forte influenza (sempre, ovviamente, da calare nel contesto!) di un certo modo di intendere il dark-new wave, anche perchè stesso la band affermò il loro amore per i Joy Division. Beh, gli elementi in comune ci sono: percussività glaciale, e la sensazione come se qualcuno ti stia rincorrendo in una sala buia, in attesa di bloccarti, e regalarti la paura e l'angoscia più fredda che possa esistere.
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