KUBARK: Ulysses
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31/10/2011Ep d'esordio autoprodotto per questa strepitosa progressive/post rock band italiana; con un biglietto da visita del genere non so a cosa potrà adire in futuro vista la qualità del suono che è riuscita a tirar fuori (assolutamente mainstream). E' vero che miscela idee altrui (Porcupine Tree specie nella voce, A Perfect Circle, Russian Circles, Giardini di Mirò, Tool), ma lo fa con una nonchalance, un estro, una maestria che non è consona ad una band all'esordio. Il genere in sé è già saturo vista la mole di band che propongono post-rock tutte con opere di elevato standard qualitativo (I Like Trains, This Will Destroy You, Russian Circles solo per nominarne alcuni), ma ben venga la commistione con altri generi che crea piccole gemme come questo 'Ulysses' (molto A Perfect Circle nel brano omonimo) che come il l'avventuriero suole navigare mari agitati, ma dopo la tempesta c'è sempre la quiete. L'iniziale "Letdown" vive di luce riflessa verso i Giardini di Mirò tanto che paiono loro con Steve Wilson alla voce; "VIXI" dall'intro rumoristico prosegue nel fondere tutte le sopracitate band ispiratrici in un unico divenire, ed aggiungerei anche un pizzico di Joy Division nella parte centrale, specie nelle parti di basso e chitarra; la nervosa "AinSoph", interrotta da un intervista ad una ragazza che si definisce puttana del dolore (painslut), prosegue con un gran bel giro di basso alla Tool e una parte centrale molto sperimentale, per terminare con il ritornello più orecchiabile dell'intero EP che richiama nuovamente i Giardini di Mirò (you come and I go). La traccia più lunga del lotto (oltre 7 minuti) è "Love And Preach Hate" che si rivela essere la più progressive del lotto, ed infatti gli echi di 'Fear Of The Blank Planet' dei Porcupine Tree sono ineluttabili e si trasformano sempre con un gran bel basso nervoso in evidenza che sferza colpi alla Tool per poi tornare su territori cari alla band inglese.
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