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KINK: TSUNAMI

data

08/03/2005
90


Genere: Bombastic Rock
Etichetta: Adverse Rising
Anno: 2004

Tsunami; a scanso di equivoci, vi avverto che il debutto dei bolognesi Kink è stato registrato ben prima della tragedia asiatica. Niente cattivo gusto quindi. Riagganciandomi al titolo, direi che raramente parola fu più azzeccata per descrivere in modo così semplice un disco. I Kink sono esattamente come un maremoto, travolgenti innanzitutto. La biografia li definisce prima ‘space rock’, poi un mix ideale tra Lost Prophets, Linkin Park, Hoobastank e The Rasmus, ma io potrei tranquillamente uscirmene fuori dicendo che i quattro ragazzi emiliani hanno ben poco a che fare con i grossi e lusinghieri nomi sopra citati, e che anzi li distaccano di svariate lunghezze. Se le sonorità entro le quali si muovono Markuz, Ju, Link e Max si ispirano soprattutto sul versante melodico ai numi tutelari di cui si stava discorrendo, è innegabile il fatto che “Tsunami” sia qualcosa di più; più originale, più avvincente, più fresco. ‘Fresco’ è a mio avviso la parola che calza meglio il sound forgiato dai Kink, e basta ascoltare le prime tracce per rendersene immediatamente conto ed entrare nel mood del disco. Tra aggressioni tipicamente rock sempre smorzate da ottime melodie sia chitarristiche che vocali (fortunatamente lontane sia dal rap adolescenziale dei Linkin Park che dai lamenti sanremesi di Hoobastank e Rasmus) e brani più soffusi come l’ottima “Nothing’s Real”, “Tsunami” si farà strada neanche troppo lentamente all’interno del vostro apparato uditivo per soggiogarlo e renderlo schiavo del sound unico e vitale del quartetto. Il culmine del godimento (si vede che mi è piaciuto questo disco?) arriva dalla cover di “You Spin Me Round (Like A Record)” dei Dead Or Alive, per chi se li ricorda, veramente eccezionale. Ho detto abbastanza; la registrazione a opera dei Fear Studios di Ravenna non mi sembra il caso di sottolinearla, quindi siete pregati di andare ad acquistare “Tsunami” se vi piace la buona musica. E’ ora di capire e far capire che qui in Italia abbiamo dei talenti che riuscirebbero a segare le gambe ai pompatissimi act statunitensi e nordeuropei, senza tante storie.

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