JAG PANZER: The Hallowed

A distanza di sei anni dall’album 'The Deviant Chord' gli Jag Panzer tornano con un nuovo full-length intitolato 'The Hallowed'. Mentre il disco precedente appariva alquanto eterogeneo, questo nuovo lavoro è invece un concept, per il quale la band ha lavorato e preparato tutto in modo molto accurato. In particolare, la storia è ambientata in uno scenario post apocalittico, dove un gruppo di cinque uomini, con i loro animali (cani, lupi e pantere), affrontano varie peripezie per sopravvivere, cercando di cavarsela tra temperature rigide e mostri che incontrano lungo il loro cammino, nella speranza di arrivare in una terra calda ed accogliente, dove sembrerebbe che una comunità di altri sopravvissuti sia riuscita ad organizzarsi per creare un nuovo mondo. Le tracce delle canzoni affrontano dunque questo tema (infatti alcune di esse sono precedute anche da brevi parti narrate) e la band ha realizzato persino un fumetto sulla storia alla base del concept. Seguendo la trama, poi, i testi sono perlopiù incentrati su valori come l’unione e il legame tra i personaggi, necessari per andare avanti e sopravvivere in mezzo alle numerose difficoltà e questo, com’è facile immaginare, costituisce uno spunto per pezzi fortemente anthemici, i cui titoli sono già emblematici, quali ad esempio “Bound As One”, “Ties That Blind”, “Onward We Toil” o “Stronger Than You Know”. In line-up, il nuovo chitarrista solista, al posto di Joey Tafolla, è Ken Rodarte, che già aveva suonato in tour con la band, ma che ora ha occasione di contribuire al songwriting, arricchendo peraltro i brani con diversi pregevoli assoli. Per la sezione ritmica è stato scelto un nuovo approccio, dato che il batterista Stjernqvist e il bassista Tetley hanno registrato live insieme in presa diretta (e non prima l’uno e poi l’altro come di solito facevano in passato), con il risultato di avere un effetto più dinamico e più carico di feeling. Briody, dal canto suo, è sempre straordinario con i suoi riff, mentre Conklin alla voce si lancia come di consueto su tonalità molto alte, anche se nel caso di “Weather The Storm” (per la verità una delle tracce che, al di là di questo, ci ha un po’ meno convinti, insieme a “Dark Descent”), la sua voce parte più bassa. Tra gli highlight, citiamo, oltre alla già menzionata “Onward We Toil”, anche “Prey” e “Edge Of A Knife”, mentre il gran finale è affidato a “Last Rites”, con un Conklin la cui voce va molto alta ed evocativa, su un brano che tira un po’ le somme sul concept e su quanto fatto ascoltare finora dalla band. Un disco ben concepito e molto curato, che riteniamo potrà rilanciare in maniera decisa la band americana, peraltro anche con il supporto di un’etichetta importante come la Atomic Fire Records.