INNER SHRINE: SAMAYA
data
05/07/2004Questo terzo episodio dei fiorentini Inner Shrine altro non è che un opera davvero ambiziosa che va a concludere una trilogia dai connotati mistici e visionari. Tanto di cappello a questi musicisti che hanno messo insieme dieci tracce teatrali di grande spessore e profondamente introspettive. Le composizioni, sono legate tra loro da una sottile linea oscura, malinconica e misteriosa che fonda le proprie radici nell'intenzione gotica dell'intero lavoro impreziosito da maestose voci d'opera e da passaggi che attingono molto dalla musica classica. Un mix intrigante e suggestivo capace di stupire per le atmosfere create dalle tastiere e per la qualità della proposta che vede l'alternarsi di parti elettriche e potenti a stacchi acustici colmi di poesia e passione. Forse quest'ultima caratteristica è stata troppo largamente utilizzata e causa, soprattutto verso la fine del disco, un calo di espressività tanto da rendere l'ascolto pesante riuscendo, in verità, ad annoiare ed a stancare parecchio. Peccato perchè per buona parte dell'album la band riesce ad emozionare, ma la lunghezza di alcuni episodi (l'ottima "Pain Of Trasmigration" ad esempio dice tutto in tre minuti eppure ne dura più del doppio) e la lentezza di altri (come le ultime due canzoni) rappresentano un ostacolo non indifferente alla fluidità dello stesso. Tirando le somme garantisco sulla bravura e sulla creatività del duo Liotti-Moretti che, sono sicuro, riuscirà a scovare altre sonorità profonde, avvolgenti e sensuali come quelle messe in luce per buona parte in questo "Samaya". Dovranno però evitare quei tempi morti che incidono negativamente nel lavoro in questione.
Commenti