ILL NIÑO: CONFESSION
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12/09/2005Gli Ill Niño ci avevano lasciati con lo sfolgorante debutto (se si esclude l’omonimo ep di esordio) “Revolution / Revolución” che faceva prevedere per il secondo album faville e fuochi d’artificio. “Confession” ci restituisce la band con un paio di cambiamenti in line-up, ovvero il nuovo percussionista Daniel Couto e il transfugo dai Machine Head Ahrue Luster, decisamente più a suo agio con la band di Machado che a rompere le uova nel paniere di Flynn. Fin dal titolo è abbastanza chiaro come “Confession” sia un album piuttosto intimo, e basta una veloce scorsa ai testi per rendersene conto; le liriche sono dirette e senza tanti rivoli filosofici rispecchiano esperienze di vita vissuta. Musicalmente ci troviamo di fronte ad un sound più ammorbidito e smussato, cosa che ha portato la band a confezionare un lavoro non del tutto convincente; nonostante il poker di apertura sia molto valido (soprattutto in corrispondenza di “How Can I Live” e “Unframed”, entrambe dedicate al padre, mai conosciuto di persona, del singer Christian) il resto del lavoro tende a perdersi con pochissimi punti di interesse. Lo stesso singolo “This Time’s For Real” non lascia per nulla il segno e dobbiamo aspettare l’affascinante “Numb”, “When It Cuts” o la conclusiva “Re-Birth” nel cui incipit fa capolino una sorta di stacco drum’n’bass per tornare alla qualità compositiva tanto attesa fin dalle prime battute. In fin dei conti “Confession” sembra quasi un disco di b-sides condito con qualche ottimo inedito sparso qua e la; forse la confessione che dovevano farci gli Ill Niño è: siamo un po’ a corto di idee, nel frattempo prendetevi le (sostanziose) briciole.
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