HOUSE OF LORDS: Big Money
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21/09/2011Due anni dopo l'ottimo 'Cartesian Dream', la band di James Christian torna con un album che si può tranquillamente catalogare come il tentativo più melodico e commerciale della recente storia del gruppo statunitense. Ultimamente, tra lavori solisti, tutor per i dischi della moglie Robin Beck e quant'altro, il sig. Christian è continuamente al lavoro. Si rischia, però, di saturare un mercato a tratti stantio e di stancare per i troppi prodotti in circolazione negli ultimi 5/6 anni. Il disco è ben fatto e discretamente curato, un'attenzione particolare è stata rivolta agli incisi che nel recente passato magari non erano travolgenti, svariando molto su brani prettamente di melodic rock, per passare verso qualcosa più vicino ai Whitesnake perido "Zeppelin mania", vedi "One Man Down". Ottima "First To Cry" per costruzione e coinvolgimento, mega-keys degne di Gregg Giuffria in "Someday When", sembra un brano creato per il debutto della band nel 1988, mentre eccesso commerciale nella ballad "Next Time I Hold" (che alla fine risulta addirittura troppo banale), mente il disco si chiude sugli ultimi tre pezzi in maniera tirata e rocciosa ma nulla più, onestamente e decisamente insapori. Il lavoro eseguito dalla band è buono, Jim Bell su tutti per il gusto dei soli e le ottime ritmiche, mentre a perfetto agio troviamo Chris Mc Carvill al basso, già noto ai più per i suoi trascorsi con JS Soto. Oltre quanto sopra, troviamo più o meno il nulla. Produzione a tratti deludente per un prodotto di una caratura del genere, ed i pensieri che tre o quattro pezzi buoni fanno un disco brutto e che James Christian debba prendersi una pausa e ricaricare le batterie per il concetto espresso in apertura. La stessa label magari freni un attimo nello spremere artisti: alla fin della fiera di quaranta uscite annuali se ne salvano quattro o cinque. La qualità incomnica a latitare pericolosamente e gli album mediocri superano di gran lunga quelli di un certo spessore.
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