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REVOLUTION SAINTS: Against The Winds

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10/02/2024
73


Genere: Melodic Rock
Etichetta: Frontiers Music
Distro: Frontiers Music
Anno: 2024

Confermata la “Mark 2”, a solo un anno di distanza dal valido ‘Eagle Flight’ (a questo link la recensione), torna Deen Castronovo e uno degli act più interessanti del roster Frontiers. Affiancato dalla coppia Pilson/Hoekstra, coadiuvati da Alessandro Del Vecchio ai tasti d’avorio e in cabina di regia, tanto è rodata l’esperienza dei musicisti coinvolti quanto è lecito aspettarsi un lavoro di qualità, tra melodie sognanti e ritmiche eleganti in grado di contraddistinguere ‘Against The Winds’. E cosi in effetti è. L’opener e title track, non che primo estratto, manifesta il mood dell’intero airplay miscelando linee vocali languide, un poco più struggenti del solito, per lo meno in alcuni episodi, con ritmiche e ricami chitarristici tipici del rock dal cuore duro ma raffinato. Ed insieme alla seguente “Changing My Mind” formano un binomio compatto quasi a formare un'unica song estesa laddove il manufatto di Joel Hoekstra è semplicemente splendido. Risalta inequivocabile quell’equilibrio caratterizzante uscite discografiche appartenenti a questo genere; quando aumentano i watt, il beat, e la distorsione (“Fall On My Knees”) sono linee melodiche di scuola Journey ad attenuare l’onda d’urto. L’intro di “Can't End It Right Now” porta la mente 40 anni indietro a “Send Her My Love” salvo virare verso uno sviluppo moderno e coniato. Deen è un musicista Eccezionale, forse unico. Un Top di classe dietro al microfono, un Must assoluto dietro ai tamburi, l’interpretazione vocale di pezzi quali “Lost In Damnation” e “Show Me Your Light” lascia senza fiato. Nel lato B troviamo un accento di monotonia, “Will I See You Again” e “Save All That Remains” rappresentano meri esercizi di stile. A chiudere il lavoro “No Turning Back” ratifica l’abilità nella finezza risolutiva, il gusto per l’armonia, l’effetto dolce+grintoso trascritto sopra. L’impressione di ridondanza tipica di queste uscite è presente (alcuni pezzi tra loro si rassomigliano e si inseguono), eludendo la noia e lo sbadiglio grazie a un songwriting funzionale ed encomiabile. Buone le Canzoni, ottima la prova dei musicisti coinvolti. La produzione non mi convince, si poteva fare meglio ampliandola con una ricerca di suoni meno standardizzata. Se qualcuno di voi si stia chiedendo se ha senso pubblicare dischi con questa frequenza, in questa quantità, nel caso dei Revolution Saints la mia personale ed opinabile risposta è Si; nell’era di Spotify, Si senza alcun timore di rivalsa.

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