HEAVENLY: VIRUS
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17/02/2007Questo “Virus” non è certo un album qualunque, è un disco che per i francesi Heavenly può rappresentare un passo fondamentale. Una svolta alla ricerca della stabilità rispetto ad un passato burrascoso che li ha visti protagonisti dello splendido e, diciamocelo, inaspettato “Dust To Dust” il quale, subito dopo la sua release, venne brutalmente ammutinato da mezza line-up lasciando il resto della band, Ben Sotto e Charley Corbiaux, allo sbando senza la possibilità di poter promuovere l’album a dovere. Un nuovo disco sulla falsa riga del “fortunato” predecessore che segna un distacco sempre più netto dalle banali sonorità dei primi due dischi. Brani nei quali l’abilità di songwriting della band viene nuovamente a galla presentandoci un prodotto dal sound sofisticato ma più “easy”, se vogliamo, che schiera i suoi assi con degli avvincenti break di chitarra e con le curatissime linee vocali di Sotto, dimostratosi nuovamente strepitoso nel saper fondere le tonalità di due cantanti così differenti come Andrè Matos (ex-Angra) a quelle di Kay Hansen (Gamma Ray). La rivoluzione nella line-up quindi non ci ha portati a temuti cambi di stile o a cali di qualità, ma ad un lavoro maturo frutto della voglia di riscatto del proprio membro fondatore. Brani di alta scuola come “Wasted Time”, che da il meglio nella parte centrale riservata ai soli di chitarra di Corbiaux, l’opener “The Dark Memories” e la corale “The Prince Of The World” avvalorano l’ascolto di questo “Virus”, il quale purtroppo non gode della presenza di una ballata capace d’esprimere al meglio le qualità del proprio poliedrico cantante. L’ennesimo nuovo inizio per gli Heavenly, sul quale gettare le basi per un futuro dalle rosee prospettive. “Virus” è un disco dedicato, e consigliato, a tutti gli appassionati dello Speed Power melodico. Dalla Francia con onore, rimane lecito aspettarsi un nuovo “botto” da questi ragazzi.
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