HEAVENLY: DUST TO DUST
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14/01/2004Il terzo album degli Heavenly, una formazione francese di Power Metal, non l'ho mai atteso ne tantomeno ho sperato che mi capitasse tra le mani. Questo visti i due precedenti lavori della band, due album anonimi, piatti, senza una singola nota degna della mia approvazione. Eppure il successo di critica per questi due album era stato ottimo, e alla band era stato permesso di partecipare a festival di caratura mondiale come il teutonico Wacken. E adesso, cosa succederà? Anche se a malincuore ho avuto tra le mani l'album in questione e, dopo diversi e diffidenti ascolti, ho dovuto cedere di fronte alla realtà. "Dust To Dust" è un mix completo di potenza, dinamicità, coinvolgimento, di sofisticate linee vocali e di un ottima tecnica. Et Voilà: il piatto è servito, ed ha un sottile retrogusto (certamente azzardato) di capolavoro. Si tratta di un concept album diviso in tre capitoli ognuno con determinate caratteristiche collegate fra di loro da un sottile filo conduttore. Una storia come tante, come se ne sentono tante nel settore, ma dopo la calma piatta di "Coming From The Sky" e dopo gli orrori di "Sign Of The Winner" quest'opera fa ri-emergere la band dalla profonda banalità nella quale si era inabissata facendola brillare in alto dove ora, e solo ora, merita di stare. Un continuo turbinio di emozioni, che esplode violento ed implacabile sotto le note di "Evil" e che giunge al culmine con le lacrime quasi strappate dalla dolcissima "…Dust To Dust". Un lavoro esemplare, di fronte al quale si possono trascorrere intere ore di ininterrotto ascolto. Di continue immagini e di emozioni che prendono vita e che compongono questa storia nelle sue parti. Sia chiaro però, Non aspettatevi la rivoluzione in musica. Gli Heavenly, questo dal lato più tecnico della cosa, non hanno inventato nulla di nuovo. Il combo francese prende spesso esempio dalle più rinomate band del globo: Gamma Ray, Helloween e Angra per citarne alcune. Ma la classe con la quale queste infinite influenze prendono vita nel corso dell'intero platter ne fa assolutamente dimenticare le origini. Il lavoro svolto in studio sembra essere stato quantomeno maniacale, non una nota fuori posto, non un suono poco pulito. Effetti curati al limite dell'impossibile e un coro di voci ben impostato e rodato per una produzione alla quale bisogna fare tanto di cappello a quelli della Noise. Sulla prestazione dei singoli componenti della band non ho molto d'aggiungere, eccezion fatta per le favolose linee vocali sfoderate da Benjamin Sotto. Colorite sfumature e sottili melodie alla Matos mostrano questo cantante al meglio della sua forma al quale si chiede, per forza di cosa, una ri-conferma assoluta in sede live. I due axeman sfornano un continuo riffing spietato, particolareggiato dall'ottimo lavoro svolto alle tastiere con brillanti arpeggi e cavalcate, uno sproposito di cambi di tempo e una sezione ritmica precisa e indiavolata. E' nel primo dei tre capitoli che compone l'album, che gli Heavenly vengono fuori. Sfornando pezzi pazzeschi come il quasi capolavoro "Victory (Creature Of The Night)", la trascinante "Lust For Life" e la già citata opener "Evil". In esse è la velocità a farla da padrone, sfornando tre tra i pezzi più riusciti dell'album. Il secondo capitolo rappresenta la parte più dettagliata dell'opera. Caratterizzata da diversi inframezzi e da pezzi strumentali. C'è spazio per un ottimo brano anche qui, l'orecchiabile "Keepers Of The Earth" la fa da padrone prendendosi un largo margine di vantaggio rispetto alle altre canzoni del capitolo. La parte conclusiva riparte nuovamente con un brano veloce ma Nuovamente riuscito. "Fight For Deliverance" è l'ultima vera calvacata dell'album che va mano a mano a concludersi con il lungo epilogo di "Kingdome Come" per poi culminare con quella perla di sentimenti ed emozioni che "…Dust To Dust" ha saputo rivelarsi. Un album esemplare, che segna la definitiva maturazione di questa band e che farà cadere a terra chi ha adorato i suoi precedenti lavori. "Dust To Dust" è già in prima fila per assicurarsi la palma di miglior album dell'anno, e difficilmente i suoi concorrenti riusciranno a batterlo per quantità e qualità dei contenuti. Dedicato a tutti gli amanti del Power Metal veloce e spietato, ma che non disdegnano di lasciarsi andare a lente e calde melodie. Un album divertente ma profondo, che farà storcere il naso a chi spesso si dimentica che non esistono solo quelle quattro band su tutto il pianeta.
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