HATEBREED: The Divinity Of Purpuse
data
08/02/2013È semplicemente puro hardcore quello che il combo statunitense sforna nell’ultima fatica discografica 'The Divinity Of Purpose'. Un percorso musicale a cinque stelle, che vanta sette album e tre Ep, con un’alternanza di sano metalcore mescolato a volte con violento e insano punk, ed altre con un martellante thrash old school. Quello che si può apprezzare da questa band sono le idee chiare. Chi conosce la band sa cosa aspettarsi e che non verrà deluso. Gli Hatebreed in questo nuovo disco ci deliziano con la loro spirale hardcore dal primo all’ultimo pezzo, difatti nel complesso l’album presenta un sound compatto con rari e sporadici cambiamenti di tempo intrecciati da metriche di chitarre costanti e che ben accompagnano l’ugola di James Jasta, il quale riesce perfettamente a caricare l’ascoltatore di inarrestabile aggressività. "Put It To The Torch" fa da apri pista al disco, immergendoci subito in quello che sarà un pogo di violenti breakdown e accordi di chitarre ripetitivi per tutto il disco, impossibile non esaltarsi e non farci trasportare dalla ferocia impazzita di James. Per chi ama il genere verrà invaso da una mitragliata di intensi pezzi irruenti e potenti con "Own Your World", "The Language" e "Before The Fight Ends You", che aggiungono alla ragnatela di suoni anche una fissa di cori esaltandone ancor più i ritornelli, sicuramente i pezzi più incisivi. Seguono "The Divinity Of Purpose", con un'interessante apertura con accurati giri di basso, mentre le chitarre fungono come sempre da trasportatrici di incessanti riff melodici. Sulla penultima traccia "Boundless (Time To Murder it)" gli scream e le urla si intervallano con voci pulite e i continui cori da stadio che non lasciano scampo a chi ascolta. A decretare il tutto "Idolized and Vilified" che completa questo lavoro di ossessivo hardcore americano di tutto rispetto.
Commenti