HANNAH ALDRIDGE: Live in Black and White
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04/07/2020Non conoscevo affatto Hannah Aldridge, quindi il mio approccio a questo 'Live in Black and White' è avvenuto senza alcuna aspettativa o cognizione di causa. Leggendo la sua biografia scopro che Hannah, figlia della leggenda di Muscle Shoals, Walt Aldridge, ha alle spalle due album ('Razor Wire' del 2014 e 'Gold Rush' del 2017), e un passato burrascoso fatto di abuso di sostanze e relazioni fallite malamente. La prima domanda che mi sorge spontanea è perchè mai, con soli due dischi all'attivo, la cantautrice decida di pubblicare un live. Mi bastano tre minuti per trovare la risposta e fugare ogni dubbio: il palco è la dimensione in cui Hannah sa esprimersi meglio e sa esternare senza filtri tutta la sofferenza di una vita al limite trascorsa nel bigotto e religiosissimo stato dell'Alabama. Niente fronzoli, solo la sua voce e la sua chitarra ad accompagnare a far da colonna sonora a testi profondi e dolenti, con una voce sporcata dagli eccessi. Di questo 'Live in Black and White' sappiamo solo che è stato registrato in un piccolo club londinese, davanti ad un pubblico non vastissimo (potrei contare il numero degli spettatori sentendone distintamente gli applausi), che probabilmente non la conosceva neanche, ma che di certo non dimenticherà facilmente una performance del genere. Ascoltando questo disco, ti sembrerà di essere seduto in quel pub e di assistere, tra una birra e una chiacchiera, ad una splendida esibizione unplugged di un'artista che stai vedendo per puro caso e per la prima volta in vita tua. Davanti ad una performance del genere avrei dimenticato persino di bere, lasciando riscaldare la birra sul tavolo, e non sarei uscito fuori dal locale neanche per fumare una veloce sigaretta. Non avrei perso un solo secondo di questi splendidi 56 minuti.
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