GRAND MAGUS: WOLF'S RETURN
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12/10/2005Al terzo disco i Grand Magus indirizzano il loro materiale verso un heavy-epic-doom che crea disordini nei sotterranei più prossimi alla primordialità dell'anima. Ciò avviene quando i Black Sabbath vengono affiancati dall'heavy classico sempre di stampo europeo, e mentre insieme di dirigono verso gli scenari tanto cari all'immagnario scandinavo in fatto di rievocazioni antiche e mitilogiche. Questo sembra proprio l'anno del vocalist JB, già ascoltato all'opera nel superlativo lavoro degli Spiritual Beggars, "Demons", ed ora alle prese con la sua band madre con un CD che svetta tra le guglie metalliche più alte del 2005. Visti i riferimenti di cui sopra, il sound che troneggia in "Wolf's Return" è di quelli saturi, cupi, corposi. Di quelli che sfoderano riff quadrati e pesanti come nella migliore tradizione epic-doom(Solitude Aeternus e Candlemass su tutti), ma senza nessuna particolare premura per la pruduzione qui solo essenziale. Di quelli che partoriscono fendenti di basso minacciosi scagliati contro chissà quali spettrali creature. Di quelli che marciano battendo prepotentemente il passo non curanti di paludi e foreste avvolte dalle nebbie più fitte, facendolo risuonare tra valichi trafficati solo da misteriosi e subdoli esseri alla ricerca della dannazione eterna. Un disco che si presta anche alla fantasia meno spiccata di probabili ascoltatori distratti, in grado di coinvolgerli nell'immediato all'interno di un mondo sonoro a dir poco onomatopeico, evocativo, che tocca le vette sottosopra più profonde così vicine alla tenebra putrescente di apparati sceneci tombali, sepolcrali, silenti. Eternamente crepuscolari, all'ombra di una luna argentea che fiera ne sorveglia e ne preserva l'essenza, e che mostra il sentiero al ritorno del lupo che nobile si aggira al cospetto della ritrovata natura.
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