GRAN RIVERA: AVENTADOR

Avere un budget ridotto non è mai stato così bello. Questo potrebbe essere il motto dei Gran Rivera, band che fondamentalmente con pochi soldi e molte idee ha messo insieme quello che può essere definito un grande album d’esordio, 'Aventador'. Un lavoro che paga dazio al rock d’annata, specie ai Beatles e alla loro idea malsana di dare importanza alla regola strofa/ritornello/strofa, ma che sa essere dannatamente attuale grazie all'intelligenza di questi musicisti ormai trentenni. Certo, esordire a trent'anni coi tempi che corrono è sinonimo di pazzia si sa, ma probabilmente a questi ragazzi poco importa se c’è divertimento, idee e voglia di fare il resto viene sicuramente dopo. E proprio da questo mood sbarazzino prendono vita otto splendide canzoni, registrate "alla buona", ossia in presa diretta e che non hanno certo avuto bisogno di ritocchi digitali e via dicendo per potersi far apprezzare. Un album così personale in ambito rock non lo ascoltavamo da tempo, con l’entrata in scena dell’indie, del cantautorato e chi più ne ha più ne metta sembrava che il rock avesse perso le sue coordinate base, andando ad abbracciare prevalentemente soluzioni che portassero alla parola fama, magari senza nemmeno troppi meriti. 'Aventador' è invece un disco fresco e spensierato che non ha alcuna paura di mostrare i suoi difetti, ma che sa emozionare, e credeteci, di questi tempi non è cosa da poco. Emoziona la sua passionalità sonora, sentire chitarre così arrembanti e a tratti selvagge non capita spesso di questi tempi e sicuramente potrebbero urtare i palati più fini. E francamente poco ci importa. Quel che conta è notare come un lotto di brani come "Love Is Not A Car Crash", "Stella" e "Superga Strategy" ti entrino da subito in testa, grazie al loro fare ruffiano e un cantante dalla voce perfetta per questo tipo di proposte, a tratti sclerotiche e in altre occasioni rassicuranti. Registrato al MobSound Studio di Milano, 'Aventador' ci mette dinnanzi ad un'ottima band dal futuro assicurato.