FROZEN TEARS: SLAVES
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11/07/2009E’ sempre in qualche modo emozionante ascoltare un disco di puro Metallo Italiano: stimola il senso campanilistico di appartenenza, ed in un certo senso fa sentire protagonisti, anche se marginalmente, di una scena vissuta troppo spesso come incommensurabilmente lontana. Quando poi il disco in questione ha delle buone cartucce da sparare, la soddisfazione che consegue all’ascolto è una sensazione particolarmente appagante. Nel caso di ‘Slaves’, la soddisfazione è tanta: un disco di classe, potente e graffiante, fedele alla Vecchia Scuola ma non vincolato ai suoi dettami. In questo album l’Heavy Classico di matrice Europea, con le sue melodie dirette ed appassionate, si incontra con quello di scuola Americana, dedito a sonorità più fredde e taglienti, il tutto con una discreta dose di personalità dei compositori, che riescono a non scadere mai nel rimando diretto, sempre così pericolosamente vicino al plagio, confezionando invece un prodotto che “sa di nostrano”, andando a richiamare alla lontana i pionieri del Metallo Italico. Pecche ce ne sono, in realtà: la principale riguarda il lavoro di registrazione e mixaggio, che non è accurato quanto auspicabile. Buono, per carità, ma il disco non regge molto bene la prova dei volumi che, come tipo di suoni, richiede, tendendo a sporcare e distorcere, e soprattutto, su alcuni pezzi, si sente un bizzarro e fastidioso cigolio di origini sconosciute (ci si può fare un’idea sull’origine di detto cigolio, ma non è questo il luogo per simili speculazioni). A parte ciò, il songwriting è convincente, così come la performance di tutto il gruppo; si distingue in particolare l’appassionata interpretazione del vocalist Taiti, dalla timbrica interessante e dalla discreta estensione. Ciò che maggiormente colpisce nell’ascolto di quest’album è la dose di aggressività, quasi di pura violenza, di cui è intriso: l’impressione che se ne ha, è quella di undici tracce da pogo furioso, di quelli in cui si entra sapendo che, per bene che vada, qualcuno ti prende, ti solleva da terra e ti scaglia ad un paio di metri di distanza. Il che, per parecchi metallari “passionali” (tra cui chi scrive) è garanzia di un live che va oltre il semplice concetto di “divertente”. Rimane dunque la prova live da valutare: quella su disco è promossa, e non certo con riserve.
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