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FISH: FIELD OF CROWS

data

07/05/2004
85


Genere: Rock
Etichetta: Chocolate Frog
Anno: 2004

Ennesimo disco di Fish, giunto al suo ottavo disco in studio escludendo live, set acustici e diverse raccolte in cui il gigante buono scozzese ripropone il meglio della sua carriera solista e di quella con i Marillion. Più o meno sulla falsa riga di tutti i precedenti lavori, "Field Of Crows" è un altro album che merita molta, molta attenzione. La poetica di Fish è si semplice, ma è come un mare in cui sfociano fiumi che sgorgano da differenti montange: sempre attenta ai moti della società(Sunsets On Empire"), dello spettacolo(come nel precedente "Fellini Day's", opera ispirata da e dedicata al grande cineasta nostrano), oppure a momenti più personali come "Raindogs With Zippos".
"I Campi Dei Corvi" sono il posto in cui la memoria di Fish si sofferma per ricordare e commemorare. Ispirato visivamente da Van Gogh(notare la cover), il nuovo racconto di questa leggenda vivente ha a che fare col senso inferocito della tristezza. Espressione del dolore di un periodo prima nero e poi di riflessione sulla sua vita privata e non: il viaggio volontario in Kossovo in visita alle truppe britanniche dove ha potuto visitare i "Campi degli uccelli neri", zona in cui nel 14esimo secolo Serbi ed Ottomani si davan battaglia e tomba recente durante la guerra nella ex Jugoslavia; la recente separazione dalla moglia tedesca tornata a vivere in Germania assieme alla figlia; la concreta possibilità di una bancarotta evitata per miracolo. Aiutato nel songwriting da Bruce Watson, mente dei mai dimenticati Big Country, Fish ne fa un'altra delle sue. Scrive un grande disco soggetto al prog che gli è caro, al rock cantautorale ed a brevi accenni blues, con sempre presente quel sottile tono malinconico, dismesso, che trova nella sua greve("Exit Wound") ed altretanto clownesca("Old Crow") ugola un fisiologico punto di sbocco. Undici tracce che il pathos si porta via come una folata improvvisa di vento che spazza i viali coperti di foglie secche ed ingiallite. Movimenti sonori in continuo crescendo che si colorano d'ironia come in "Zoo Class", piece che sembra presa in prestito da "1984" di Orwell, di amare escursioni sui propri passati errori come in "The Lost Plot", di analisi meta-artimetiche con "Numbers".
Fish è uno specchio dei nostri tempi, falsariga acro-dolce di quello che siamo, di quello che non siamo, di quello vorremmo essere stati e di quello che stiamo diventando. Un poeta, un eterno giullare che ride beffardo mentre lacrima dentro, un cantastorie inesauribile capace di farci emozionare e pensare allo stesso tempo. E "Field Of Crows" è tutto questo(e non solo).

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