FEN: The Dead Light
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03/12/2019Sesto full-length per i britannici Fen. Il loro black metal atmosferico contaminato dal post-rock ci porta in un viaggio di furia e di quiete attraverso un paesaggio desolato ma carico di varietà, come suggerito dal titolo: ‘The Dead Light’. L’ascolto di questo album non è sicuramente monotonia cromatica, come il genere estremo farebbe presupporre, la tavolozza di generi musicali si distende in molteplici sfumature che vanno dalle sfuriate black, alle melodie sognanti del progressive fino agli arpeggi dissonanti del rock d’avanguardia. La traccia d’apertura, “Witness”, mostra immediatamente che la voglia di mettersi alla prova è tanta. Il pezzo è un’apertura psichedelica in stile Pink Floyd con l’epicità funerea e malinconica del black, le melodie vocali sono eteree e soffuse. Si volta pagina bruscamente con la seconda traccia, il primo capitolo della titletrack “The Dead Light (Part 1)”, entra con violenza e un riff ricco di groove mette in risalto la parte progressive dell’album. Le sensazioni sono una sovrapposizione fra gli Enslaved di ‘Vertebrae’ e gli Opeth di ‘Ghost Reveries’. In effetti il lato prog dell’album è molto più pronunciato rispetto allo stile atmosferico a cui la band ci ha abituato; inframezzato da cambi di tempo, tempi dispari, momenti serrati ed altri più ariosi. ” The Dead Light (Part 2)” è la prosecuzione strumentale della prima parte e serve da connubio e da collante fra i brani. “Nebula” è l’emblema dell’album: un cantato che mescola melodia e cattiveria in scream e voce pulita, riff tipicamente black ma dallo stile compositivo post rock che accentuano il senso di apertura e spazialità compositiva, momenti più intimi e meditativi, c’è proprio tutto. Nell’ampia varietà del disco troviamo anche posto per brani più estremi come “Breath Of Void” e più moderni e variegati come “Exsanguination”. L’album si chiude con “Rendered In Onyx” che ricapitola i tratti chiaroscuri del lavoro. Nella versione digipack viene aggiunto anche un bonus CD con tre brani aggiuntivi: “Monochromatic Ossuary”, “Searching” e “Echoes Of The Crowpath”. Un album che necessita più ascolti approfonditi e per esteso. La qualità compositiva è davvero ottima; i Fen traggono nuova linfa e approfondiscono il discorso musicale aperto da Enslaved, Opeth e la stravaganza dei Voivod di “Nothingface e “Angel Rat”.
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