ECLIPSE: Monumentum
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29/03/2017Gli Eclipse non sono certo stati un esempio di band particolarmente prolifica, sei lavori pubblicati in ben diciotto anni di carriera alle spalle, ma evidentemente il duo Martensson/Henriksson sta cercando di raggiungere la perferzione programmando e lavorando in maniera sì lenta ma metodica e costante. Dopo il primi due album più che buoni ma non indimenticabili, il combo svedese ha voluto alzare l'asticella realizzando l'ottimo 'Are You Ready To Rock' che li ha spinti con decisione nelle posizioni che contano della scena hard rock nord europea; la definitiva maturazione è stata raggiunta con il successivo "Bleed and Scream" che pur rimanendo in linea con il loro stile presentava un sound diverso, decisamente più potente e dal taglio metallico che riusciva non solo a preservare l'ariosità dei chorus e delle melodie, ma anzi le rendeva ancor più incisive assieme a riff veramente imponenti diventati il loro punto di forza dando vita così a brani che mettevano in circolo adrenalina a getto continuo. La formula vincene è stata riproposta nel 2015 con 'Armageddonize', un lavoro di assestamento che ha rafforzato il loro standing, ma soprattutto un'altra pietra preziosa che gli amanti di queste sonorità custodiranno con gelosia nei loro scrigni. Dopo la fruttuosissima collaborazione di Martensson con il vocalist dei Pretty Maids Ronnie Atkins nel progetto Nordic Union gli Eclipse tornano alla carica con una nuova sezione ritmica che fornisce ulteriore forza ad un Erik sempre più sicuro di sè e ricco di ispirazione. "Vertigo" mette subito le cose in chiaro: abbiamo un riff cromato dall'impatto aggressivo con tastiere che generano gustosissime e ficcanti melodie, la voce è come sempre in gran spolvero, non perde un colpo mostrandosi grintosa ma melodica nel ritornello; il concetto viene ribadito con altrettanta efficacia più avanti nella scardinante "No Way Black". Le successive "Never Look Back" e "Killing Me" pur non presentando spunti di particolae originalità sono dei veri e propri fendenti di viscerale hard melodico che puntano dritti al bersaglio centrandolo in pieno. I toni si stemperano ma non più di tanto visto che "The Downfall Of Eden" e "Hurt" sono in realtà due false ballad, nell'ascolto della meravigliosa "Born To Lead" si rischia il coccolone con quella strofa da urlo in pieno stile Talisman e W.E.T. e un chorus pregno di pathos e ariosità, un potenziale hit dal sapore estivo che vien voglia di spararlo ad alto volume in auto con i finestrini abbassati. Il resto del lavoro si mantiene su standard mediamente elevati fino alla conclusiva "Black Rain", drammatica e dal ritmo cadenzato, a conferma del valore assoluto conquistato nel tempo grazie alle indiscutibili doti del mastermind Martensson.
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