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DREAMTOME & IRIS MAVRAKI'S NEVERLAND: Ophidia

data

26/03/2010
70


Genere: Power/Progressive Metal
Etichetta: AFM
Distro:
Anno: 2010

I Neverland nascono dal matrimonio musicale tra la band turca dei Dreamtone e la cantante greca Iris Mavraki. Al secondo lavoro su AFM il gruppo continua il suo percorso musicale all’interno del power-progressive con grandi orchestrazioni figlio più degli Angra che dei Blind Guardian (l’etichetta lo definisce fantasy metal, ma tant’è), iniziato due anni fa con il pregevole debut ‘Reversing Time’. Anche in questo caso i Neverland hanno sicuramente potuto godere di un notevole budget vista la presenza di importanti ospiti musicali (come già visto in precedenza), la masterizzazione di Mika Jussila negli ormai celeberrimi Finnvox Studios, per non tacere dello splendido artwork (ammiccante un po’ troppo a quello degli Stratovarius di ‘Fright Night’), dell’artista fantasy Kyoung Hwan Kim. Se la scorsa volta eccellenze come Hansi Kürsch(Blind Guardian), Tom Englund (Evergrey), Mike Baker buonanima e Gary Wehrkamp degli Shadow Gallery avevano prestato il loro talento ad impreziosire il debut, questa volta il cantante degli Angra e del progetto Almah Edu Falaschi, Urban Breed (ex-Tad Morose, Bloodbound) e addirittura il “Mountain King” Jon Oliva sono le star coinvolte in 'Ophidia'. Se l’efficacia della traccia di apertura "This Voice Inside" è indubbia e "Invisible War" sembra tratta dall’ultimo lavoro degli Avantasia là dove "Places Unknown" pare composta dagli Angra della Falaschi-era i limiti di questo come back dei Neverland restano gli stessi: la produzione e il cantante Oganalp Canatan. Il gruppo insiste nel giovarsi della mediocre produzione di Erim Arkman, anche al missaggio, che non rende merito alla qualità degli strumentisti coinvolti, e la limitatezza del vocalist turco appiattisce anche le composizioni più efficaci risultando poi schiacciata là dove si confronta con gli ospiti coinvolti. Nel sentire la bella "Ashes To Fall" ci si accorge facilmente di quanto un cantante come Falaschi riesca davvero a fare la differenza e a portare una buona traccia a livelli qualitativi eccelsi. Se Oliva non ci regala il suo piano, è ugualmente generoso nel condire con il malsano flavour della sua voce la già citata "Invisible War" candidata seduta stante a vera e propria hit dell’album. A chiudere l’album "Into The Horizon" piccola perla strumentale che pare scritta per essere la colonna sonora di qualche mega produzione hollywoodiana di genere fantasy. E’ un vero peccato che ad 'Ophidia', come era già capitato al suo predecessore, manchi davvero poco per essere classificato come un eccellente lavoro nel genere power-progressive perché le carte le ha quasi tutte anche senza affidarsi alle comode stampelle del music business. Il prossimo lavoro del combo dovrà necessariamente rappresentare il vero salto di qualità, pena lo sprofondamento nel limbo delle band che potevano essere ma non hanno mantenuto le promesse.

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