DOLLARO D'ONORE: Il Lungo Addio
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21/12/2017Yppie ya yè, al galoppo verso il tramonto!...queste sono le prime parole che vengono in mente appena parte l'album di questo quartetto in gilet scamosciato con le frange e speroni. Scherzi e battute a parte, questi ragazzi sono il West polveroso, i cappellacci con i poncho impolverati, i cinturoni con le cartuccere e le vecchie rivoltelle, i duelli a mezzogiorno e gli sguardi che il buon vecchio Clint "Occhi di ghiaccio" Eastwood faceva ai suoi nemici prima di ficcargli il giusto tributo di piombo in corpo, le cavalcate verso il tramonto e via discorrendo. E le immagini te le danno tutte, eh, con i giusti riff e il sound classico dell'immaginario comune dell' Old Wild West, conditi con una giusta nota moderna di chitarre giusto un po' saturate, che svecchiano i pezzi di questa release e donano corpo al suono; al primo ascolto, si capisce il lavoro che c'è dietro ogni pezzo, ogni singolo arrangiamento è curato, è preciso, ha ottime dinamiche, e anche se sono quasi tutti lavori strumentali (lascio a voi la sorpresa di scoprire che "The Buried Gun" è cantanta...ops!), non stancano, non sono monotoni. Insomma, hanno lavorato bene e si vede, tanto di cappello. Esente da difetti? No, non lo pensate mai, difetti ne ha, come ogni cosa lavorata da umana mente ed eseguita da umane braccia. Non è però facile trovarli, in tutta onestà; In sostanza, è un gran bell'album di esordio, con buoni margini di miglioramento. Lo ascolterò di nuovo cavalcando verso il tramonto dopo una sosta nel saloon di Maybelle Rose...
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