DESTRUCTION: Born To Perish
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20/09/2019Questo è il quattordicesimo album per i Destruction, se si escludono le due raccolte di rivisitazioni 'Thrash Anthems', ma si considera lo sciagurato 'The Least Successful Human Cannonball' del 1998, ripudiato dalla band e escluso dalla loro discografia ufficiale. I tedeschi fecero ritorno due anni dopo, col rientro dietro il microfono di Schmier e da allora siamo alla nona fatica. L'album promette bene in avvio, con la furiosa 'Born To Perish', e la più melodica, ma sempre veloce "Inspired By Death". Le note dolenti non tardano purtroppo però a palesarsi, e il trittico successivo ne è un campione piu che sufficiente: mid tempo stanchi e refrain troppo semplici e ripetitivi per risultare accattivanti. A ciò si aggiunga quella che in avvio può sembrare un´interessante variazione, ovvero la sovrapposizione a tratti di un growl death sulla voce di Schmier di cui però si abusa finendo per stancare l´ascoltatore molto prima di essere giunti alla conclusione. Senza dimenticare un problema cronico dei Destruction: la scarsa competenza linguistica in inglese che li relega, a livello testuale, ad un livello adolescenziale. Considerato questo ultimo fattore sarebbe piu opportuno attenersi ad una formula che ne limiti impatto e danni, ovvero pezzi a ritmo sostenuto che non diano troppo modo per fare caso su cosa vertano, e testi incentrati su tematiche orrorifiche che facilmente possono rendersi anche con un lessico limitato. "Butchered For Life" e "Tyrants Of The Netherworld" segnano un passo avanti. La prima è una traccia piu complessa che parte acustica per poi evolvere, ma non è propriamente nelle corde dei Destruction; non tutti possono essere i Metal Church. La seconda è nuovamente un numero thrash decente, anche se non al livello delle dei primi due brani. Si deve quindi attendere "Fatal Flight 17", quasi in chiusura, per sentire qualcosa di pienamente convincente. "We Breed Evil" e "Ratcatcher" sono da dimenticare, afflitte dagli stessi problemi descritti in precedenza. Dispiace dare un'insufficienza ad una band rispettabile per tanti aspetti, ma tre buone tracce non possono salvare un album che, per una buona metà, risulta peggio che mediocre.
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