SABATON: The Last Stand
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06/09/2016La discografia dei Sabaton è contrassegnata da episodi dal valore qualitativo piuttosto elevato che ha garantito loro un buon successo anche a livello commerciale con il loro heavy/power metal dal sound bombastico, dall'impatto immeditato e dalle coralità grondanti pura epicità. La storia si ripete anche con questa nuova uscita, per cui la band del sempre più padrone Joakim Broden si rivela maestra nel replicare e rielaborare con impeccabile efficacia la struttura compositiva e liriche monotematiche facenti parte del loro DNA oramai da oltre quindici anni. Il sound si presenta leggermente più levigato e meno 'cattivo' (la cosa potrebbe generare qualche malumore tra i fans di più vecchia data dato che le tastiere a volte tendono un po' a prendere il sopravvento) ma questo non inficia il valore complessivo di un opera i cui singoli episodi puntano ad un approccio molto urgente e dalla piena affidabilità soprattutto in sede live (solo un brano supera i quattro minuti), e comunque è garantita la presenza di momenti orchestrali come sempre ricchi di eroica suggestione. L'opener "Sparta" è il giusto inizio, un brano che da il meglio di sè nei cori con un intensità in crescendo e rende bene l'idea di quanto il combo svedese si presenti compatto più che mai, mentre "Last Dying Breath" si mostra assai più melodica e "Blood Of Bannockburn" entra nelle grazie per quel flavour squisitamente celtico. Gli episodi in cui i Sabaton sacricano sull'ascoltatore tutta la loro furia agonistica li possiamo ricercare in "Rorke’s Drift" e "Hill 3234" dove il duo Chris Rörland e il dimissionario Thobbe Englund (rimpiazzato proprio in questi giorni da Tommy Johansson dei Reinxeed) si rivela una fonte inesauribile di riff al fulmicotone. Nella title-track si accentua ulteriormente la vena sinfonica così come il piglio eroico, quest'ultimo amplificato al massimo nella splendida "Shiroyama" che racconta come meglio non si sarebbe potuto le gloriose gesta degli ultimi Samurai. La conclusiva "The Last Battle", troppo poco ispirata e che mostra pericolosi ammiccamenti verso un certo pomp hard rock in stile Europe è forse l'unica nota davvero stonata in un contesto sempre di prim'ordine che certifica ancora una volta i Sabaton come una delle punte di diamante del power metal di matrice Nord Europea.
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