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DEFLORE: Epicentre

data

21/03/2017
85


Genere: Electro Industrial Metal
Etichetta: Subsound Records
Distro:
Anno: 2017

Fino a qualche anno fa il genere musicale, tra quelli estremi, che risultava più elitario e meno seguito era il black metal. Negli ultimi anni, e precisamente nel 2016, c’è stata una netta inversione di tendenza con la bellezza di 1608 dischi di metallo nero prodotti nell'anno in questione; ciò ha fatto segnare il passo nei confronti dell'industrial metal, il quale sebbene sia più ritmato, cinematico e meno intransigente non riesce a prendere piede nei gusti del pubblico underground (tranne alcune eccezioni quali Ministry, Rammstein, Killing Joke e Godflesh). Questo è il caso dei Deflore (una delle band più sottovalutate, ma contestualmente più dotate nel songwriting e nel rendere groovy i propri loro lavori), i quali lungo 15 anni ed oltre di carriera hanno saputo oltrepassare i primi passi mossi all'ombra dei Godflesh per poi progredire verso una proposta del tutto personale perfettamente riuscita, mixando l'industrial metal col dub e l'elettronica. ‘Epicentre’, dalla copertina geometricamente perfetta, è solo la prima parte di un lavoro monstre dal nome ‘Spectrum’ che sarà pubblicato in tre diverse uscite (‘Epicentre’ industrial metal, ‘Parallel’ dub ed ‘Antipode’ elettronico), segno che la band ha ancora molto da dire e attraversa un periodo molto prolifico nello sviscerare idee anche attraverso il progetto collaterale Monte Meccano (la loggia massonica dell'electro industrial dub più melodico), il cui nuovo lavoro, a causa di alcune vicissitudini, non è più venuto alla luce ragion per cui la band ha riadattato i brani già creati in chiave più meccanica incline all'operato Deflore.  Le linee di demarcazione del sound rimangono più o meno le stesse dei primi due album, ma in questo disco la componente che fa la differenza rispetto al passato sono i crescendo cinematici in chiave cosmic horror, sulla scia di quanto fatto dai Front Line Assembly, che lo rendono l’ideale completamento di un lungometraggio che vi pietrificherà col progredire della tensione. Evidenziare un brano piuttosto che un altro non avrebbe molto senso perchè il tutto è un continuo flusso di abrasività siderurgica e pneumatica in chiave power noise, ma degno di menzione è l’utilizzo della voce in "Mastica Me" (caso più unico che raro dato che la band è un combo strumentale). Un must per gli amanti del genere.

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