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DEADSMOKE: Mountain Legacy

data

31/10/2017
75


Genere: Doom Metal
Etichetta: Heavy Psych Sounds Records
Distro:
Anno: 2017

Soli. Il nostra pianeta è abitato da più di sette miliardi di persone, ma al nostro interno e nel nostro animo ci sentiamo soli. Anche quando siamo in compagnia di amici e persone che ci conoscono da vicino,  spesso acquisiamo degli atteggiamenti che entrano a diretto contatto con la nostra solitudine ed il nostro inconscio, per cercare di riflettere, oppure semplicemente per ritrovare sé stessi. È da soli e nel freddo della nostra solitudine, che in quel momento la nostra mente si apre, anzi si spalanca, cercando di affrontare la grande sfida di riconoscere meglio il nostro contesto, sia umano che naturale. I Deadsmoke ce lo spiegano a chiare lettere con il loro secondo album ‘Mountain Legacy’, sempre a diretto contatto con Heavy Psych Sounds Records, con un’immagine dai cupi colori simili rispetto all’eponimo debutto, ma con una definizione che accentua in maniera insindacabile il concetto di solitudine in mezzo al mondo. Dopo una breve intro, dal titolo “Malevolent Path”, dove l’ascoltatore inizia ad essere accolto nel gelido e ventoso inverno dei Deadsmoke ed a fargli capire le asperità della vita terrena, a diretto contatto con la corrente impetuosa che sventola dritta in faccia in maniera perenne, ecco che piomba tra capo e collo “Endless Cave”, un viaggio senza fine nelle oscure grotte, a temperature glaciali, dove la colonna sonora di questo viaggio si alza a volumi inimmaginabili per delle orecchie non particolarmente attente ed assestate; un brano  dalla ritmica lenta ed ossessiva, che riempirà buona parte di quest’album, ma che allo stesso tempo si presenta attraente ed accattivante, e che ovviamente prende bene sin da subito, e che dal vivo sicuramente sprigionerà una potenza ed un effetto spettinante con pochi eguali. Presenze maligne si palesano in maniera ancora più evidente mentre ci si accinge verso “Hiss Of The Witch”, in cui le voci inquietanti delle streghe ci circondano, prima che i ritmi vengano velocizzati e resi più sostenuti al richiamo perentorio della voce della montagna. La batteria di Maurice alza i ritmi e veniamo spazzati via senza ritegno, grazie anche al contributo sostanzioso che dà il synth del nuovo arrivato Rosco (proveniente dagli In Zaire), il quale arricchisce e riempie il sound  della band producendo atmosfere ancora più dense e prepotenti. Ritmi alternati per un genere piuttosto monolitico e fermo come il doom si propongono in “Emperor Of Shame”: veloci e martellanti nella prima parte, dove voce mefitica e batteria muscolosa si avvicendano costruendo tessuti di una negatività disarmante; più lenti e pieni di trip cosmici la seconda parte, dove prende la parola il synth di Rosco assieme a basso e chitarra, per delle parti dalla densità pregnante. Canoni di un doom più classico li troviamo in “Wolfcurse”, dove la presenza dei dominatori felini delle montagne si erge in tutta la loro importanza, guidata dalla voce che ricorda un ibrido tra Urlo degli Ufomammut e il Matt Pike più acido dei tempi degli Sleep. Il legno secco che cigola durante “Forest Of The Damned” ci introduce nell’atto finale di questo viaggio plumbeo che i Deadsmoke hanno creato. La title-track è pesantemente ossessionante nel suo ritmo, e in cui si inseriscono chitarre profonde le cui linee riprendono fortemente quelle già presenti in “Tornado”, dall’album precedente. Continuando, l’ossessione iniziale si trasforma in qualcosa di maggiormente ipnotico e psichedelico, andando a sfiorare territori vicini al krautrock, con risultati assolutamente convincenti, per poi finire tornando al punto di partenza, con un doom evocativo e martellante. ‘Mountain Legacy’ è tutto ciò che serve per definire una band tra le migliori del panorama doom italiano: espressiva, diretta, magari non particolarmente originale, ma sicuramente efficace e che garantisce un’elevata qualità musicale e sonora. Album da ascoltare assolutamente e rigorosamente ad alto volume.

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