DANKO JONES: Electric Sounds
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01/09/2023'Electric Sounds'. Potrebbe essere il più bel disco dei Danko Jones, e quindi trovare facile conforto tra i suoi fan, come potrebbe essere il classico album “bronzo” dei DJ, con tracce che si, si staccano dal suolo vincenti, ma non abbastanza. Probabilmente la verità sta nel mezzo! Lingua da orso malese, ironico, spiazzante, nella presenza scenica (esplosivo dal vivo), con la sua chitarra Hagstrom dal suono neutro (come un vestito, che assume carattere, a seconda di chi “la indossa”), Danko persona è un po’ come la musica del suo trio all’undicesimo album in studio: un garage rock schietto ed immediato (in media da tre minuti a brano), dai riff semplici, nessun virtuosismo, voce urlante, un rock & roll del passato rinnovato con energia nel suono ripescando dagli anni ’90 (The Jon Spencer Blues Explosion), e 2000, coinvolgendo musicisti della realtà locale alternativa. E Danko è l’ospite più ambito per il risultato certo di una festa musicale a bordo piscina! Questo album è una questione di predisposizione del ricevente! “Io ho una voglia matta di suonare dal vivo, tu ci sei? Sei qui con me? Ehi, guardami, sto parlando con te, ascoltatore! Sei pronto a trovarti li, e a rischiare di essere buttato in acqua? Io (Danko) sono venuto qui per fottere merda e divertirmi”. Non banale hard rock per l’omonima “Electric Sounds”, dal riff concentrico, condito di solo elettrico (ospite il chitarrista Daniel Dekay, dei canadesi Exciter); intermittenza del sound, suono aperto dai ride, ed un cantato parlato che accentua la dote Danko. Ho sempre apprezzato le sue parti parlate e la scelta di parole foniche che, pronunciate a suo modo, diventano quasi parole che rimbalzano l’una con l’altra (“Good Looking” ve la ricordate? ‘Power Trio’, 2021). Frivola “Get High?”, e forse troppo commerciale all’inizio, dalla presa catchy; traccia che sembra cadere nella noia, e viene risollevata da una cascata di riff elettrico semplicemente musicale (come Van Halen insegna), da colpi di gran cassa (alla The Bloody Hollies), e da una vena hardcore cavernicola, per i sottocori di Damian Abraham (Fuched Up, hardcore punk canadese). “Stiff Competition” non convince. Ma in velocità con “She’s My Baby” il power trio è sempre divertente (ospite il batterista Tyler Stewart dei canadesi Barenaked Ladies). “Eye For An Eye” è la traccia top dell’album, pronta per essere sparata in un’area verde destinata a parcheggio, da festival. E’ una saetta pop punk, cantata fluida, reattiva, un rock garage d’eccellenza compositiva con il singhiozzo nelle parole che accentua un dettaglio revival del punk. Potrebbe essere una genialità Green Day (o anche Blink-182); insomma, qui medaglia d’oro per i DJ! “I Like It” non decolla. Con “Let’s Make Out” i DJ mutano geneticamente, sperimentando su base tipicamente Danko un ritornello americano Van Halen dai suoni attuali (azzardo, ibrido?). “What Goes Around” e “Shake Your City” sono la medaglia d’argento di cui, per fortuna, siamo abituati: tracce schiette ed irruenti da B-Side (2009).
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