CORNERSTONE: ONCE UPON OUR YESTERDAY
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14/01/2004Forse uno dei pochi gruppi, nati come supergruppo, che ancora mostra i denti ed il cuore. I Cornestone. Band super fin dall'esordio in cui militava anche Jakob Kjaer dei Royal Hunt, sostituito da Damgaard a partire da "Human Stain"(dei tre sicuramente il meno riuscito). Doogie White, ex Malmsteen e Blackmore's Rainbow, Steen Mogensen, Royal Hunt. Questa unione ha prodotto un grande disco, "Arrival", e questo nuovo cd che possiamo ben considerare come l'ennesima evoluzione di una linea portante delineata fin dal principio dalle sonorità classiche dell'hard storico(Rainbow, per citare le maggiori influenze), e dalle band di provenienza, ma dalle tinte espressivamente personali. Evoluzione. Se "Arrival" era imperniato essenzialmente su slow e mid tempo che trasmettevano intimità e spesso introspezione , "Human Stain" su ritmiche più spedite(ma con song meno efficaci), nel nuovo disco a farla da padrone sono i classici 4/4 attorno a cui viene costruita la struttura dei brani, sempre ispirati da una sottile vena drammatica, nonché un consistente irrobustimento della chitarra che invece di ricamare, tessere come in passato, si presta ad una frequenza ripetuta e massiccia di riff. L'umore che se ne ricava è quello di un moderno disco di hard rock che oltre a non presentare sbavature in fatto di confezione, riesce a mostrare i muscoli ben celati nei precedenti lavori e, per giunta, a farli convivere in accordo con il cuore. Quindi, brani ben eseguiti ed arrangiati e soprattutto, che è quello che più conta, brani che funzionano e che lasciano traccia del loro passaggio fin dal loro ingresso nei padiglioni e poi lì, ovunque sostano a seconda dei propri filtri, all'interno del corpo. Ottimi i veicoli che li trasportano, in particolare la voce di White, efficace nel dare la giusta misura a tutte le sensazioni che le song vogliono esplicare. Quello che non convince a pieno sono le due ballate, "Man Without Reason" e "Some Have Dreams", canoniche e scontate anche se si lasciano ascoltare, comunque, senza l'insorgere dello sbadiglio di turno.
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