COMMUNIC: CONSPIRACY IN MIND
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21/02/2005Dicono che non ci si dovrebbe mai fidare delle prime impressioni. Se mi fidassi della prima impressione, toglierei questo cd dal lettore circa 30 secondi dopo avercelo messo, al primo accenno (strano? particolare? quasi cacofonico?) di vocal lines decisamente fuori dai miei standard. Ma non mi fido della prima impessione, e proseguo l'ascolto, per poi ripeterlo più volte, in momenti differenti, per cogliere le fuggevoli impressioni al di fuori del contesto particolare di un primo ascolto o dell'abitudine. Insomma, non mi arrendo e decido di provare a capire e conoscere l'album in questione. Ovviamente sono consapevole del fatto che un po' tutti facciamo così, più o meno con qualunque cd ci capiti sottomano: le impressioni del primo ascolto difficilmente gli sopravvivono, ed in quel caso siamo probabilmente davanti ad un capolavoro. Ci tenevo soltanto a specificare come questo album in particolare mi abbia messo davanti alla strana sensazione che le mie orecchie stridessero, e come sempre in questi casi è abbastanza arduo distinguere tra incapacità e creatività. Alla lunga ho capito che la voce quasi cacofonica che contraddistingue la title-track dell'esordio dei Communic è una provocatoria "licenza poetica", e questa consapevolezza mi ha dato lo spunto e la curiosità per proseguire, e ripetere, l'ascolto. Ascolto che ha dato i suoi frutti: "Conspirancy In Mind" risulta un buon album, un condensato di generi differenti tra i quali spiccano in particolar modo passaggi tipicamente Prog alternati al Power nordeuropeo, ibridati ad un accattivante Thrash di matrice norvegese. Notevoli alternanze tra passaggi più "soft" ed esplosivi muri di chitarra incorniciano una voce calda ed avvolgente, mentre la sessione ritmica fornisce un'intelaiatura solida e di forte impatto. Su questo scenario danzano le tastiere del guest musician Peter Jensen, che aggiunge profondità ed un'atmosfera aleggiante tra il neoclassico e l'industrial ai brani.
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