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CHILDREN OF BODOM: Halo Of Blood

data

28/06/2013
73


Genere: Melodic Death Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Distro: Warner
Anno: 2013

In questi giorni di improvvisa afa giunge a rinfrescarci gli animi, fin dall'artwork innevato, la nuova fatica dei Children Of Bodom, rafforzando in noi la sensazione di freddo con la violenta title track "Halo Of Blood" (posta immediatamente dopo la positiva opener "Waste Of Skin"), vera perla Black Metal con tanto di blast beat e riff glaciale d'ordinanza, prima gradevole sorpresa in un platter che ci restituisce i cinque di Espoo in grande spolvero, soprattutto alla luce degli ultimi altalenanti e poco convincenti lavori. Bisogna andare a ritroso nel tempo (di dieci anni tondi, per la precisione) per capire quale sia lo spirito di fondo che anima oggi Alexi Lahio e soci, e quello spirito è lo stesso che permise la realizzazione di quel 'Hate Crew Death Roll', disco fresco, dinamico e quasi rock nel suo incedere che risollevò le sorti della band dopo lo scialbo e deludente 'Follow The Reaper". Appurato ciò, va dato loro anche atto di aver saputo introdurre, in quantità maggiori rispetto al recente passato, piccoli elementi di novità in un genere che cominciava ad essere stantìo, confezionando brani come la già citata title track dal sapore Black (e scusate la rima!), come "Damaged Beyond Repair" dal riff preso pari pari dal songbook dei Pantera e un lento come "Dead Man's Hand On You" il cui incipit sembra provenire direttamente da "Jester Script Transfigured" degli In Flames, e tutto questo senza nulla togliere al resto delle canzoni (tutte trascinanti e di ottimo livello), eccezion fatta per la sola "Transference", inspiegabilmente scelta come singolo apripista. Assolutamente inutile citare l'aspetto puramente tecnico dei singoli componenti, mentre va rimarcato il pregevole lavoro di produzione del fido Mikko Karmila e la prestazione vocale del buon Alexi, un pelino più varia del solito (a quando la voce pulita?). Al tirar delle somme ci troviamo tra le mani un platter di sicuro non trascendentale (quasi impossibile bissare i fasti dei primi due dischi) ma capace nondimeno di far risalire le quotazioni dell'ensamble finlandese, in relazione ai precedenti passi falsi e alle poco lusinghiere premesse dovute alla scelta di un singolo assolutamente non rappresentativo.

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