CHAOSWAVE: DEAD EYE DREAMING
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22/02/2009Si presenta con abiti sfarzosi il secondo lavoro dei Chaoswave, vantando la presenza di un ospite prestigioso come il chitarrista Steve Smyth (Nevermore e Testament nei suoi trascorsi) e lasciando il mixing del disco ad Andy LaRoque (Death, King Diamond...). Va detto però subito, per fugare ogni dubbio, che i grossi nomi qui coinvolti non sono specchietti per allodole e non servono certo a distrarre l'attenzione dal reale valore di 'Dead Eye Dreaming', anzi! La qualità del presente lavoro è di fatto elevata, anche per merito di un'evoluzione che ha portato la band sarda a distaccarsi sempre di più da quella scomoda etichetta di band fotocopia dei Nevermore che ha contraddistinto i primi anni di carriera. Aspetti simili al gruppo di Seattle non mancavano (e non mancano), sono d'accordo, ma i Chaoswave hanno sempre mostrato una loro ben chiara identità. Col passare degli anni è forse in parte venuta meno l'anima più thrash del quintetto (ma ascoltando l'inizio di "The Evident" non si direbbe), in favore di composizioni più complesse che lasciano un più ampio spazio alla melodia: ciò ovviamente ha fatto sì che presto, in modo piuttosto approssimativo, si vedesse nei Chaoswave una nuova realtà simile, ma più aggressiva, a quella degli ormai affermati Lacuna Coil. Ma andrei cauto anche qui: ad eccezione della doppia voce (maschile e femminile), non vedo altre evidenti analogie con il gruppo in cui canta Cristina Scabbia... Il secondo full lenght album dei Chaoswave conferma tutto quanto di buono è stato fatto fino ad ora, a cominciare da una "10 Years Of Denial" che mette subito in luce lo stile personale e coinvolgente dei ragazzi. In particolare il gruppo fondato dal chitarrista danese Guf Rangstrup si fa apprezzare per un songwriting davvero vario, che parte sì da un moderno thrash metal ("Dead Eye Dreaming", "Picture Perfect"), salvo poi allargare il proprio raggio d'azione concedendosi anche momenti più suggestivi ("Two Shadows" e "Blind Eye Focus", che fa da contraltare alla title track). Un metal dunque tanto potente quanto articolato e difficilmente inquadrabile, che vede come indiscussi punti di forza le capacità compositive di Rangstrup e quelle interpretative di Giorgia e Fabio.
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