CAVALERA CONSPIRACY: INFLIKTED
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14/03/2008L’ultimo studio album che ha visto i due Cavalera suonare insieme è stato il mastodontico ‘Roots’, di circa dodici anni fa: ovvio che i fan stiano aspettando con una certa curiosità il prodotto di questa sospirata riunione di famiglia. E le attese, come vedremo, non verranno certo deluse. Dal 1996 le strade musicali di Max e Iggor sono scivolate via parallelamente, senza mai intrecciarsi, con discreti risultati per il primo (vedi Soulfly) e senza troppa gloria per il batterista, che ha continuato la propria avventura con i Sepultura, abbandondoli poi, solo qualche mese fa. I Cavalera Conspiracy (il nome scelto è il miglior biglietto da visita possibile) sono un rabbioso miscuglio di tutto quanto possiamo aspettarci dai fratelli Cavalera, tenendo in considerazione la loro evoluzione in venticinque anni di carriera. E ‘Inflikted’ è proprio questo: undici tracce killer che vanno dal thrash/death (il periodo pre-tribale dei Sepultura) al punk-core più feroce. Affiancati dal fedele Marc Rizzo (già nei Soulfly) e da Joe Duplantier (Gojira), i fratelli Cavalera sparano i loro colpi migliori in apertura, e con due soli pezzi riescono a fare di questo ‘Inflikted’ uno dei migliori dischi del 2008. La title track è fatta per annichilire e scatenare il delirio durante le prossime previste esibizioni live della band: il refrain è quanto di più immediato e trascinante mi sia capitato di ascoltare da svariati mesi a questa parte. Manco il tempo di rifiatare e “Sanctuary” ci riporta indietro di vent’anni, ai tempi in cui i Sepultura avevano trovato una loro dimensione all’interno del filone thrash/death e davano vita a capolavori quali ‘Beneath The Remains’ e ‘Arise’. Una duplice mazzata che non lascia adito a critiche di nessun tipo. Ma non finisce qui, perché i Cavalera sono tornati, irrequieti come non mai e bisognosi di sfogare la propria rabbia repressa con altre sfuriate di thrashcore come solo pochi nel mondo metal sono in grado di fare: “Hex” è un concentrato di violenza punk/thrash che vi manderà in pappetta il cervello, così come la fulminante “Nevertrust”, mentre “The Doom Of All Fires” è un ibrido esplosivo, difficilmente etichettabile, ma capace allo stesso modo di restarvi impresso nella memoria fin dal primo ascolto. Con sorpresa, notiamo nel songwriting dei Cavalera la quasi totale assenza della tipica influenza tribale (fa capolino solo in “Black Ark”): la speranza, a questo punto, è che i due stiano preparando un ritorno in grande stile dei Sepultura più spietati, perché le premesse per un nuovo ‘Beneath The Remains’ ci sono tutte. Per ora, in ogni caso, godiamoci questo monumentale ‘Inflikted’.
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