LA MACCHINA DI VON NEUMANN: Buona Musica
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22/03/2016Da qualche annetto a questa parte, nell’underground brianzolo è stato costruito uno spazio anche per una band chiamata La Macchina di Von Neumann, nome ispirato dallo scienziato americano Jànos Lajos Neumann, tra i più grandi matematici della storia moderna. Una band che ha sempre fatto del post rock un simbolo, ed allo stesso tempo una base da cui poter scaturire altri elementi ed altri percorsi di particolare interesse. L’Ep qui proposto si presenta con un titolo che all’apparenza sembra semplice, ma che invece svela la dimostrazione da parte della band che ciò che ci si appresta ad ascoltare nient’altro che è che ‘Buona Musica’, fatta con gioia, passione e sentimento. Nella traccia d’apertura, “Bistecca”, La Macchina percorre un tragitto che è diviso in due tipologie di terreno: un primo terreno assolutamente languido, soffuso, a metà strada tra l’ambient e le tipiche atmosfere da lounge bar; e che poi, in maniera quasi del tutto inaspettata, si trasforma in un terreno diverso e più denso di ostacoli, a tracciare una morfologia a cavallo tra il post-rock ed il post-metal più ispidi. Questo terreno continua nella traccia successiva, sebbene più levigato ed introdotto da un breve monologo in onore dello stracchino, che è anche il soggetto della copertina dell’album. In sostanza, continuano a contrapporsi le due facce musicali precedentemente descritte, quella di un post-rock più deciso, e quella di atmosfere più ariose, capitanate da linee di chitarra e piccoli effetti che rendono la struttura particolarmente sognante. Atmosfere che rimangono pressoché tali in “Segmentation “Fault (Core Dumped”, e che mantengono una soglia media di articolazione musicale che non raggiunge chissà quali frenesie, mantenendosi su livelli di ascolto ampiamente accessibili, ma non tocca neanche minimamente bassifondi troppo melensi, al limite del più passivo sottofondo. Si chiude con “La Supposizione è la Madre di Tutte le Cazzate”, titolo che potrebbe sintetizzare l’astio della band nei confronti dei mezzi discorsi, delle frasi fatte, dei facili pregiudizi, rispondendo invece con un post-rock classico ma efficace, con arpeggi musicali che sono distintivi del genere e che dimostrano che i ragazzi si presentano sul pezzo quando c’è da costruire trame sì energiche, ma che producono anche sollievo nel corpo dell’ascoltatore. Un album dalla durata forse un po’ troppo risicata, che non permette di effettuare giudizi più complessi, e che forse pregiudica il tentativo di rendere la proposta musicale maggiormente qualitativa. Sta di fatto che le qualità alla Macchina di Von Neumann non mancano. Basta solo crederci un pochino di più ed osare quel tanto che basta per poter costruire un album che rimanga nella mente dell’ascoltatore più a lungo, e non limitarsi ad essere un soffio di vento e niente più.
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