CANDLEMASS: KING OF THE GREY ISLANDS
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05/06/2007I redivivi Candlemass, miti ed icone tanto che un intero filone di questo genere musicale ha preso nome e natali dall'album di debutto di questo grande e storico gruppo svedese. Con il precedente album omonimo del 2005, sembrava che per il gruppo fosse ritornata una certa calma dopo la tempesta degli anni '90, con il cantante Messiah Marcolin di nuovo in line-up e un disco che aveva ricevuto buone critiche quasi ovunque. Purtroppo il temperamento bizzarro del frontman e cantante ha portato all'ennesimo abbandono e così si è reso necessario ancora una volta trovarvi un degno rimpiazzo. Nome più adatto di Robert Lowe dei texani Solitude Aeturnus non si poteva fare a questo punto. Cresciuto con una dieta a base di Black Sabbath e Candlemass fra gli altri, il singer della band americana si è dimostrato un ottimo acquisto per i Candlemass e il nuovo album, 'King Of The Grey Islands' ne è la prova lampante. Leggermente più monolitico e abbondante di mid tempos, l'album non presenta nulla di nuovo sotto il profilo del songwriting, ma anzi richiama in più di un'occasione al precedente: normale che sia un album di assestamento. Liricamente parlando siamo di fronte ad un concept che ha come tema portante la depressione ed il suicidio nella società moderna: ogni canzone dell’album descrive un’emozione, un sentimento per lo più negativo, come odio, depressione, disperazione, devastazione e viene avvertito il bisogno di una nostra isola grigia da qualche parte, dove ci si possa nascondere quando l'Essere Umano viene rinchiuso ed oppresso dal mondo circostante, di un posto dove poter stare da soli. Molto interessante dal punto di vista psicologico, l'album viene sostenuto dalla voce altamente espressiva ed emozionale di Lowe che non fa rimpiangere per nulla Messiah Marcolin, (che anzi in un lavoro intricato ed impegnativo come questo avrebbe sicuramente faticato moltissimo per raggiungere i livelli del suo successore). Sicuramente non verrà ricordato come i primi album degli anni '80, ma è veramente il primo album di doom metal classico registrato dai Candlemass che sta al passo coi tempi in tutto e per tutto; più longevo rispetto all'album omonimo, a tutt'ora 'KOTGI' è la migliore realizzazione dei Candlemass dagli anni '90.
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