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BLIND GUARDIAN: The God Machine

data

14/09/2022
77


Genere: Power Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Distro: Warner
Anno: 2022

I Blind Guardian, com'è noto, non hanno delle tempistiche particolarmente brevi per la realizzazione dei loro album e questo loro nuovo 'The God Machine' è appena il sesto full-length negli ultimi vent'anni. Riteniamo dunque opportuno fare una premessa, perchè se andiamo ad analizzare questi dischi, ci si può rendere conto di quanto siano diversi tra loro: così, "A Night At The Opera" è un album potente, maestoso e magniloquente, che ha avuto il difficile compito di seguire un grandissimo capolavoro come "Nightfall In Middle-Earth"; con "A Twist In The Myth", la band sembra invece aver voluto staccarsi dalle proprie classiche sonorità, per sperimentare qualcosa di nuovo: un mezzo passo falso, che li ha portati con il successivo "At The Edge Of Time" a tornare un po' all'antico, senza però rinunciare ad orchestrazioni e a qualche sperimentazione, con ottimi risultati; un po' altalenante, con alcune tracce eccezionali e altre davvero poco ispirate è "Beyond The Red Mirror", mentre possiamo considerare una vera e propria parentesi l'atipico ed interamente orchestrale "Twilight Orchestra: Legacy Of The Dark Lands". Ecco che, a questo punto, con questo nuovo lavoro, i bardi di Krefeld decidono di realizzare un disco che punta a dei pezzi con le più classiche caratteristiche blindguardiane: brani tiratissimi, potenti e veloci, con la voce di Hansi Kursch aggressiva, bellissimi cori e un raffinato lavoro chitarristico a cura di Olbrich e Siepen. Nessuno o poco spazio alla sperimentazione e anche le orchestrazioni hanno un ruolo più ridotto, per cui si torna alla semplicità con dei brani molto diretti e dirompenti, talmente classici da risultare autoreferenziali e dare persino l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di già sentito sin dai primissimi ascolti. Detto questo, non possiamo dire tuttavia che "The God Machine" sia un brutto album, anzi, proprio per questo suo essere così diretto presenta una serie di brani quasi irresistibili: "Deliver Us From Evil", "Damnation", "Violent Shadows", "Blood Of The Elves", si potrebbero trovare tranquillamente in qualsiasi (o quasi) altro album dei Blind Guardian, perchè sono talmente intrisi delle loro sonorità e del loro marchio di fabbrica, da risultare sin da subito trascinanti e coinvolgenti. Leggermente più particolari, per via di alcuni inserimenti, tra effetti, orchestrazioni (più che altro nella seconda) e qualche arpeggio, le bellissime "Architects Of Doom" e "Secrets Of The American Gods": quest'ultima, anzi, a nostro avviso, è uno dei pezzi più affascinanti del disco, per quanto probabilmente entrambe avrebbero beneficiato di un minutaggio leggermente più ridotto per qualche parte un po' prolungata e magari non così imprescindibile. Niente male neppure un pezzo più introspettivo come "Let It Be No More" mentre la conclusiva "Destiny" è una delle tracce meno scontate e ha un buon potenziale, per quanto in questo caso nell'insieme qualcosa non convinca, anche se l'unico pezzo realmente sottotono a nostro parere è "Life Beyond The Spheres". In conclusione, "The God Machine" non è certo un album che brilla per originalità e che molto probabilmente non soddisferà coloro che amano i Blind Guardian più raffinati e complessi, però si tratta di un disco che riesce comunque per le sue caratteristiche a conquistare, con brani di buon livello. Peraltro, stavolta è andata così, ma conoscendo Hansi Kursch e compagni, non ci sentiamo di poter dare nulla per scontato per le loro future produzioni discografiche. 

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