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BARCODE: SHOWDOWN

data

08/04/2005
50


Genere: Hardcore
Etichetta: Nuclear Blast
Anno: 2005

Sembra proprio che in questo periodo la Nuclear Blast abbia un occhio di riguardo per la musica hardcore. Sarà forse per il fatto che adesso questa roba va un sacco di moda in America, sarà per il fatto che il death melodico (che che ne abbiate a dire, deve molto all’hardcore), sarà perché effettivamente giù in Germania hanno deciso che è ora di puntare su qualcosa di nuovo per destare l’attenzione dei fans, fatto sta che i gruppi hardcore in tempi recenti sembra che abbiano suscitato più di un semplice interesse fra i discografici tedeschi. Ora dalle fredde terre danesi ci giungono i Barcode, nome non certo nuovo per gli appassionati di hardcore, dato che la band è in attività fin dal 1995. Dieci anni di carriera, dunque, anche se questo è per loro il primo album pubblicato su una major. Fa specie notare che il chitarrista Dr. J sia anche il frontman dei ben più famosi Hatesphere, giunti da qualche anno alla ribalta delle cronache grazie al loro death melodico ben suonato, che tanto ricorda la lezione dei defunti At The Gates. Ora, non voglio fare il maligno, ma sarà proprio un caso che l’abbandono del circuito indipendente da parte dei Barcode coincida con il successo dell’altra band di Dr. J? Azzardo se affermo che a me sembra che il 90% di questi nuovi gruppi hardcore che da qualche anno spopolano soprattutto oltre oceano (ma anche qui da noi), fra i quali spiccano Hatebreed (recentemente protagonisti di un tour mondiale a fianco degli Stayer), Illdisposed e Mnemic, siano in realtà robaccia gente che spaccia per hardcore roba nu-metal di dubbio gusto? Ai posteri l’ardua sentenza. Fatto sta che effettivamente questi Barcode si differenziano dai succitati colleghi per un’attitudine decisamente più “old school”, essendo maggiormente influenzati dalla scuola hardcore newyorkese (vedi Sick Of It All, Agnostic Front e compagnia bella) che dall’hardcore “new style”, come si potrebbe eufemisticamente definire ciò di cui parlavo prima. Tuttavia ciò non basta a fare di questo “Showdown” un bel disco, e spesso ascoltandolo sovviene spontanea nell’ascoltatore la domanda: “Ma perché non mi sto ascoltando i Sick Of It All?”. In sostanza, quello che gli stessi Barcode molto modestamente definiscono: “Una pietra miliare cruciale nella storia della musica brutale”, in realtà appare un mediocre disco di hardcore newyorkese, del quale potevamo tranquillamente fare a meno. Non che sia brutto, intendiamoci: non mancano episodi piacevoli e, talvolta, brani che ci fanno venire voglia di agitare la testa; tuttavia alla lunga il disco stanca, la noia incombe e la succitata domanda comincia ad insinuarsi ossessivamente nella mente degli ascoltatori. Unico brano veramente degno di nota è la cover di “I’m a rebel”, brano degli Accept presente sul loro primo omonimo disco, che rende davvero molto bene in versione hardcore ed alza notevolmente il voto finale complessivo dell’album. Peccato solo che la canzone non sia loro.

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