AXXIS: TIME MACHINE
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09/01/2004Non posso esimermi dal dire di essere rimasto estremamente deluso dopo il primo ascolto dedicato al nuovo cd dei teutonici Axxis, band fedele come poche altre ad un trademark che, nonostante un'evidente evoluzione avvenuta nel corso degli anni, è rimasto ben definito e facilmente riconoscibile per tutti i coloro che hanno avuto a che fare, almeno per una volta, con tale proposta musicale. Questa volta però, dopo aver posto il cd nel lettore e aver premuto il tasto play, cosa accade? Una roboante doppia cassa di stampo prettamente power, sorretta da cori e seconde voci oramai onnipresenti nel genere in questione, hanno subito insinuato una notevole indisposizione nel mio stato di apprezzamento, anche perché ero oramai convinto di essere di fronte all'ennesimo gruppo voltagabbana. Eppure, nonostante ciò, la regola d'oro del buon recensore mi ha portato a riascoltare questo album più e più volte, e volete sapere cosa ne penso ora? Penso che "Time Machine" sia un lavoro dannatamente riuscito e accattivante, e questo anche grazie a quelle brevi scampagnate all'interno di territori non propriamente hard-rock, che hanno gettato un po' di aria fresca nello statico scacchiere della musica di Weiss e soci. Una prima parte con chiari riferimenti al power dei connazionali Helloween viene infatti completata da una serie di tracce in classico Axxis-style, tra le quali rivediamo tornare in voga anche elementi assolutamente melodici (come la traccia "Dance In The Starlight"), già accennati ai tempi di "Big Thrill". La formazione che ha eseguito gli undici pezzi (dodici per la versione in digipack) è rimasta invariata, ad eccezione dello scomparso batterista Richard Michalski, che svanito nel nulla nonostante diverse ricerche investigative da parte della polizia è stato sostituito, per le registrazioni, dal drummer dei Pink Cream 69 Kosta Zafiriou. Una convincente nuova uscita, quindi, per i paladini dell'hard-rock di matrice germanica, bravi solo a ripetersi pedissequamente per molti, e invece attenti a non fuorviare dalle proprie coordinate musicali per quanto riguarda il sottoscritto, che altro non aspettava dal ritorno del quartetto tedesco se non un album nel loro stile più vero. Complimenti ragazzi, soprattutto alla faccia di chi vuole la novità a tutti i costi.
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