AUÐN: Vökudraumsins Fangi
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02/11/2020La formazione islandese Auðn tocca il decennio di carriera. I tre full-length, che compongono la loro discografia, sono fieramente votati verso le sfaccettature più moderne del black atmosferico. Come i suoi predecessori, anche quest’ultimo terzo lavoro, ci regala forti emozioni contrastanti, testi in lingua madre, melodia e cruda violenza sonora. Le diversità che il gruppo ama far combaciare sono le dolci, malinconiche e fiere melodie opposte ai riff furiosi, di classica scuola black (Satyricon su tutti), sebbene modernizzata, conditi da suadenti intermezzi di chitarre pulite e acustiche. Le armi che spiccano nelle composizioni sono, senza dubbio, i dissonanti arpeggi di chitarra distorta, i cambi ritmici che denotano una passione nei confronti dei breakdown, vagamente assimilabili ai nuovi stilemi del black moderno, in stile Behemoth, e la voce, malata, distruttrice, opprimente; brani come “Verður Von Að Bráð” o “Næðir Um” sono, a mio avviso i più rappresentativi dello stile, perché racchiudono, più del resto del disco, tutte le atmosfere che il gruppo vuol rappresentare. Molto espressivo anche il brano conclusivo, la titletrack “Vökudraumsins Fangi”, posta in chiusura per sottolineare la finezza compositiva e rappresentativa della band; melodie ossessionanti e atmosfere meravigliosamente congelate, che ci fanno assaporare le lande fredde ed incantate della loro terra natia. La ricerca del proprio stile musicale è, senza dubbio, uno dei fondamenti di questa formazione, che cerca di proporre qualcosa di nuovo nel vasto panorama underground del metal estremo, tuttavia ammetto che l’ascolto è stato abbastanza appesantito dalla somiglianza dei brani, un po’ troppo uguali a sé stessi; questo è forse l’unico neo di un lavoro di grande qualità e stile compositivo.
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