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ANUBIS GATE: PURIFICATION

data

13/05/2004
65


Genere: Power Classic
Etichetta: Locomotive-Frontiers
Anno: 2004

Stilisticamente, gli Anubis Gate sono un'unione del Classic Metal degli anni '80, un'ambientazione più Epic dei '90 ed un Prog Dark dei giorni nostri. Li si potrebbe descrivere come un mid-tempo Power Metal con splendide sonorità, riff freddi, ed una performance vocale chiara e potente. Questo recita la biografia del gruppo sul sito ufficiale. All'ascolto i toni andrebbero un po' smorzati, in quanto, se è vero che è un'ottimo esordio, è parimenti vero che questo "Purification" non è certo un capolavoro. E' semplicemente un disco discreto, sopra la media se vogliamo, ma sicuramente ha dei grossi limiti. Primo fra questi, non è così originale come il gruppo sostiene: ha un che di già sentito, anche se non in maniera pesante e noiosa. Dichiarano di ispirarsi a Queensryche, Iron Maiden, Lord Bane, Crimson Glory, Fates Warning e Savatage, ma di proporre un sound totalmente originale: viene da chiedersi chi proporrebbe un sound brutalmente copiato ad altri, soprattutto quando l'insieme degli ispiratori è così vasto ed eterogeneo. Ma al di là di queste speculazioni, l'album merita un'analisi un po' più approfondita. Innanzitutto un applauso ad Askholm per l'ottima prestazione vocale: una voce pulita e fredda, molto d'atmosfera, che non si lascia tentare da inutili escalation di tono o effetti particolari. Torben inizia, prosegue e finisce l'album con la stessa voce, lo stesso timbro, la stessa intensità. Di Sorensen bisogna dire che paga moltissimo alla ritmiche classiche del primo Power Prog, senza grandi pretese nè esagerazioni, ed anche per lui quindi pollice alzato, ma senza troppi entusiasmi.Jensen, di suo, fa un lavoro sufficiente sia con le chitarre, sia col basso, sia con il sintetizzatore; forse è meglio come chitarrista che come bassista, visto che lo suona un po' come una seconda chitarra, ma va bene così. La composizione è molto buona, emerge bene il talento del gruppo, ma manca quel qualcosa in più che faccia innamorare del cd. Il punto di forza sembrerebbe essere l'evocatività in termini di atmosfere: è un album avvolgente, a tratti ipnotico, capace di trascinare l'ascoltatore in una sorta di stato catatonico per tutta la sua durata, con suoni caldi eppure cupi sempre costanti, senza grandi variazioni stilistiche nè picchi di tecnica. In questo potrebbe quasi sembrare ripetitivo, ma si salva abbastanza bene da questo rischio.

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