AMBITION: AMBITION
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02/02/2006Tra le uscite più attese del primo mese del 2006 era schedulata quella degli Ambition di casa Frontiers, progetto che avrebbe dovuto segnare il ritorno sulle scene di Thom Griffin (già con i Trillion), uno dei singer più amati della scena AOR e rock melodica. Così, come nella migliore tradizione della label partenopea, il polivalente Fabrizio Grossi viene sguinzagliato ancora una volta per produrre e dirigere un'uscita di notevole rilievo, contraddistinta, tra le altre cose, anche dalla presenza dell'oramai affermato axeman Tommy Denander. Le sorprese però non finiscono qui, perché a dare risalto e spessore ad un titolo già di per sé succulento vengono convolti altri due guest singer del calibro di Joe Vana (Mecca) e Jean Michel Byron (ex-Toto), due nomi che da soli saranno in grado di stuzzicare la curiosità dei tanti AOR lovers sparsi per il globo. Non bastassero queste altre due notevoli aggiunte va inoltre sottolineato che, nel ruolo di songwriters dei vari pezzi, compaiono nomi del calibro di Joey Carbone (già con Joseph Williams) e Brian LaBlanc, uscito alla ribalta proprio nel 2005 appena trascorso con il proprio acclamato progetto Blanc Faces. Certo, come spesso accade, non è tutto oro quel che luccica, e infatti "Ambition" non è un cd propriamente esule da pecche, le quali possono essere ricercate in linee melodiche non sempre del tutto stellari, il tutto nonostante alcuni episodi di gran classe in cui l'egregia performance vocale di Thom Griffin ha giostrato da vero e proprio carro trainante. Per i maniaci dei riferimenti il genere contenuto nel disco in esame può essere identificato come una ideale via di mezzo tra le proposte di Radioactive e Mecca, il tutto spruzzato con qualche leggera escursione AOR vicina all'ultimo "In The Cut" di Philip Bardowell, elemento che dona un sapore particolare a questo nuova interessante release di casa Frontiers. Certo le lande del capolavoro sono lontane, ma ciò nonostante vi consiglio vivamente di porgere un orecchio ben disposto verso questo grande ritorno di Thom Griffin, un singer capace di muoversi nei territori melodici con la disinvoltura di un autentico pilastro, cosa tipica solo degli artisti di grande qualità. Forse non eccezionale, ma comunque consigliato.
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