AMARANTHE: Manifest
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12/10/2020Gli Amaranthe giungono con la pubblicazione di 'Manifest' al loro sesto album,. Le coordinate stilistiche non mostrano grossi stravolgimenti rispetto al precedente 'Helix', del quale ripropongono grosso modo la stessa formula. I brani presentano costantemente un mix di tre voci, due in chiaro, quelle di Elize Ryd e di Nils Molin e una in growl, quella di Henrik Englund Wilhemsson. Attorno a loro c'è una struttura caratterizzata da riff massicci, effetti sonori e sintetizzatori e una sezione ritmica potente e veloce, che nei vari brani fanno da cornice e vanno a sfociare sempre in un ritornello melodico. Anzi, la sensazione è che si vada a puntare parecchio sul refrain, tanto che quando questo funziona, ne viene fuori un buon brano; quando, invece, non appare particolarmente riuscito, anche la canzone in generale scivola via in maniera abbastanza anonima. Potremmo citare in tal senso, ad esempio, il caso di "Strong", una traccia impreziosita peraltro dalla presenza di Noora Louhimo dei Battle Beast, autrice di una bella performance, in un brano che, invece, non sembra particolarmente brillante. Diciamo che questa è un po' una costante che si riscontra nell'album: si parte bene con l'accattivante "Fearless", mentre appare alquanto scontata "Make It Better", seguita da una più convincente "Scream My Name" e così via, tra canzoni dirompenti e coinvolgenti, accanto ad altre che appaiono più alla stregua di semplici filler. Qualche traccia presenta tuttavia alcune particolarità: a tal proposito, non possiamo non menzionare il rap in growl in "Boom!1", dove è ospite Heidi Shepherd dei Butcher Babies; particolare anche "Crystalline", una canzone più atmosferica, che vede la presenza anche del violoncello di Perttu Kivilaakso (Apocalyptica), nella quale Elize Ryd e Nils Molin si cimentano in un'interpretazione più teatrale e carica di pathos, con risultati quasi sorprendenti. Tra i numerosi ospiti, ricordiamo, poi, anche la presenza di Jeff Loomis (Arch Enemy, ex Nevermore), che suona un bell'assolo in "Do Or Die". In conclusione, "Manifest" presenta una band che ormai ha consolidato un suo stile, aperto a varie contaminazioni, con un buon songwriting, magari non sempre brillante per tutta la durata della tracklist ma che offre diverse canzoni gradevoli e ben riuscite. Proprio per le loro caratteristiche, gli Amaranthe sono amati o odiati, spesso senza mezze misure ma riteniamo che, al di là dei gusti o delle preferenze, il loro crescente successo sia effettivamente meritato e questo "Manifest" dia ulteriore testimonianza di come stiano percorrendo questa loro strada con determinazione, professionalità e soprattutto con le idee molto chiare riguardo la loro proposta musicale.
Andrew Old and Wise
25/10/2020, 17:00
Contenti voi di 'sta roba, contenti tutti....