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AIRBOUND: Airbound

data

21/09/2017
80


Genere: Melodic Rock, AOR
Etichetta: Art Of Melody Music
Distro:
Anno: 2017

Melodic rockers di tutta Italia, esultate. Da quel di Milano arriva un prodotto AOR che non ha niente da invidiare a più blasonati e anziani colleghi d'oltreoceano. Gli Airbound debuttano con il loro album omonimo, un lavoro pregevole in cui le influenze dei Journey e dei Survivor sono piuttosto evidenti, ma con l'aggiunta di un suono forse un po' più moderno (qualcosa mi ha ricordato Gotthard di 'Bang!' nelle sonorità), e personale. Apre le danze "Have A Good Time" (e la testolina sbatacchia capelli di qua e di là), in cui già dalle prime note si apprezza l'ottimo lavoro di Tomàs Borgogna alla voce e la cura sia negli arrangiamenti, SIA nella composizione. Viene seguita dall'altrettanto coinvolgente "The Sun Tomorrow" che vanta un attacco che richiama alla memoria mercuriani ricordi, ed uno sviluppo della song che negli anni '80 avrebbe portato questi ragazzi dritti dritti nella top 20 americana. Un uno-due efficacissimo, probabilmente una delle migliori aperture di un album che abbia ascoltato negli ultimi tempi. Il tempo di tirare il fiato viene dato dalla magnifica "Til The End", power ballad maestosa il cui arpeggio al piano, ripreso in seguito anche dalla chitarra, diventerà uno dei vostri sottofondi musicali preferiti in caso siate in crisi con la vostra metà. Giusto il tempo di riprendersi dall'impatto emotivo di questa traccia e arriva "You Live & You Learn", forse giusto un filino al di sotto dei precedenti, ma ci può stare, tenuto conto dell'alto livello del trittico di apertura. Rialza subito la qualità la bellissima "Don't Fade Away", a mio avviso uno dei brani migliori dell'album assieme alla molto journeyana "Wasted World", con i suoi maestosi tappeti di tastiere ed effetti. Menzione d'onore anche per la mid tempo "Zhaneta", con ospite Sven Larsson (Street Talk e Raintimes, tra gli altri), coinvolgente nelle melodie vocali, negli arrangiamenti di tastiere e chitarre ed un solo (anzi, una serie di solos) tutti in crescendo. Dai toni vagamente più cupi, "Runaway" (il cui riff deve moltissimo a Neil Schon) tocca corde più oscure nell'ascoltatore più predisposto. Chiudono il lavoro "She's A Girl", altro brano molto 80's che ci riporterà alla mente i tempi d'oro in cui le case discografiche facevano letteralmente i salti mortali per avere brani di questo genere nel loro catalogo, mentre la conclusione dell'album viene affidata a "Seven Seas", traccia fortemente sostenuta dalle tastiere di Broggi, e di nuovo dall'eccellente Borgogna. Ottima la produzione (meno male!), ogni strumento ha il suo spazio ben distinto e se ne riescono ad apprezzare tutte le sfumature. Sasso e Zappa sono entrambi autori di una prestazione ottima, ed è eccellente il lavoro di Foddai, forse appena appena penalizzato da qualche suono non troppo convincente in fase di missaggio. Insomma, in conclusione si può dire che, finalmente, anche la nostra penisola inizia a sfornare prodotti di grande talento, e a dare loro il giusto spazio promozionale (l'album verrà distribuito anche in Giappone in ottobre). Non ci resta che augurare agli Airbound tutto il successo che meritano e sperare di vederli presto salire ancora di livello.

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