ADAGIO: DOMINATE
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19/08/2006A tre anni dall’uscita di “Underworld”, disco che fece la gioia di non pochi fan del prog, tornano sulle scene i francesi Adagio con il nuovo lavoro intitolato “Dominate”. Un disco nuovo, un po’ in tutti i sensi. Basti pensare che la band, dopo la registrazione del live “A Band In Upperworld”, ha dovuto risolvere il difficile split dal cantante David Readman, voce dei Pink Cream 69, rimpiazzandolo in breve tempo con Gustavo Monsanto, nuovo talento proveniente dal Brasile. Oltre a questo dobbiamo registrare un cambio stilistico i cui risultati rimangono notevoli ma che potrebbero far storcere il naso a chi ha apprezzato gli Adagio per il curato operato neoclassico. Questo “Dominate” vede approdare la band su lidi più estremi, alternando ed unendo alle pregiate composizioni di sempre passaggi death guidati dalla spigolosa chitarra di Stéphan Forté e dalle oscure atmosfere delle tastiere di Kevin Codfert. A dargli manforte ci pensa il nuovo arrivato autore sì di notevoli linee vocali pulite, la cui voce richiama a quella di Thomas Rettke (Heaven’s Gate) e del connazionale Eduardo Falaschi (Angra), ma di altrettanto riuscite parti in growl o in screaming. Detto questo potete comodamente sedervi in poltrona e, dopo aver premuto il tasto “play” ed esservi ascoltati i primi dieci secondi di un inquietante intro, potrete alzarvi e distruggere ogni cosa attorno a voi. Sì, perché l’impatto con la titletrack non è certo dei più sobri e ci presenta un brano, ed un disco, agguerrito che mette subito in chiaro la carica degli Adagio. Prima di addentrarsi nelle più oscure amenità compositive c’è spazio per una traccia dall’appeal prettamente Power, dove a farla da padrone è l’ugola del buon Monsanto portabandiera di uno dei più bei ritornelli di questo platter. Adesso potete tranquillamente spegnere la luce per fondervi con le atmosfere dei quattro brani a seguire: un susseguirsi di oscure emozioni che si divincola tra i passaggi più violenti e tirati alle più curate e tetre composizioni tastieristiche, vero pane per l’operato di Kevin Codfert. Come degna conclusione troviamo la sofferta “Kissing The Crow” che vede come protagonisti i già lodati Monsanto e Codfert, episodio che tocca al cuore nonostante sia di breve durata. Nonostante la notevole qualità di contenuti espressa per ovviare ai soli trentotto minuti di musica la band ci saluta con una cover alquanto singolare. Viene infatti proposta l’arci nota “Fame”, la cui versione metal non sfigura e non stona con i contenuti di questo disco. Tirando le somme possiamo dire che gli Adagio hanno dimostrato di avere ancora frecce per il proprio arco, una band che con un disco così diverso rispetto al precedente “Underworld” si mette seriamente in gioco e rischia di perdere una buona fetta di fan. Ma di fronte a composizioni di questo livello e con un così elevato tasso tecnico a disposizione la band transalpina può permettersi questo ed altro. Un disco oscuro, graffiante, probabilmente non per tutti ma dai grandi contenuti che possono stupire.
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